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Il bando per l’ippica e le sue criticità

Prepariamoci ad una settimana intensa e carica di eventi. Il travagliato bando per l’assegnazione di 3000 diritti su base ippica indetto dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stati potrebbe subire un arresto o quanto meno essere modificato in corso d’opera, causa le ripetute minacce di ricorso al Tar Lazio, e le pressanti richieste di chiarimenti da parte degli operatori interessati a partecipare. 

Secondo indiscrezioni tutte da confermare, un ricorso già depositato dovrebbe essere discusso l’11 marzo (cioè domani). L’impugnativa riguarderebbe la parte relativa ai requisiti per la partecipazione (capitolato d’oneri capitolo 4), laddove si chiede espressamente: a) di rinunziare al contenzioso nei confronti delle amministrazioni (“…dovranno essere indicate le controversie legali pendenti (….) e quelle per le quali si esprime rinuncia all’atto introduttivo del giudizio e agli effetti favorevoli del contenzioso eventualmente già prodotti”) ; b) di sanare, ove ci fossero, le proprie posizione debitorie nei confronti delle amministrazioni (“che non siano in regola con i pagamenti dovuti alle amministrazioni interessate in relazione a concessioni da essi precedentemente conseguite (………) “). Quanto ai dubbi degli interessati, in primo luogo l’anomalia genetica del bando: sebbene riguardi l’assegnazione di 3000 diritti su base ippica, molti ritengono infatti che il candidato, possessore di concessioni per la raccolta di scommesse sportive, rischi di vedersi revocate anche queste ultime, alla luce di quanto previsto all’art. 1 bis, V comma, della legge n. 184/09, in virtù del quale: “All’atto della sottoscrizione della convenzione accessiva da parte dei concessionari di cui al comma 3, secondo periodo, risultati aggiudicatari all’esito della procedura di cui al comma 1, sono revocate le concessioni precedentemente conseguite da tali concessionari per l’esercizio e la raccolta di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva”. L’Amministrazione con ogni probabilità darà la propria interpretazione ufficiale quanto prima: AAMS ha comunque fornito in via ufficiosa la sua interpretazione in relazione al citato punto, che si spera tuteli i concessionari anche nei confronti dei c. d. franchi tiratori del sistema concessorio italiano. Se il bando viene bloccato, pur avendo coloro che hanno proposto ricorso esercitato un loro diritto garantito costituzionalmente, il rischio per il sistema ippico italiano è alto: fra il 19 e il 24 marzo è fissata l’apertura delle buste, ed ogni piccolo contrattempo potrebbe costringere a una revoca delle agenzie ippiche storiche (in scadenza al 31 marzo) senza assegnazione delle nuove concessioni. E questo di certo non è nell’intersse di nessuno. Si calcola che le 329 agenzie ippiche c. d. storiche raccolgano circa il 50% dell’intero volume di gioco ippico, che nel 2008 ha generato 2,2 miliardi di euro, con entrate erariali per 110 milioni. La raccolta delle scommesse rischierebbe un altro periodo di crisi, come è avvenuto per lo sciopero dello scorso autunno. Ed anche se il Legislatore disponesse un’ulteriore proroga per la raccolta di gioco da parte dell’agenzie ippiche c. d. storiche, e cioè oltre il 31 marzo, questa soluzione comporterebbe ulteriori problemi: in caso di mancata ottemperanza ai richiami, la Commissione europea potrebbe adire la Corte di giustizia chiedendo di infliggere una multa forfetaria o una penalità all’Italia. Le pressioni in sede comunitaria hanno in sostanza obbligato lo Stato Italiano ad emanare un bando per nuove concessioni ippiche, e non ci si può permettere di subire altri giudizi da parte della UE. Il significato del bando – UE a parte – comunque deve essere chiaro a tutti: andare verso una omogeneizzazione di prodotti e durata, lasciandosi alle spalle problemi e contenziosi legati al passato. In quest’ottica trovare una soluzione è auspicabile, così come – per quanto possibile, e con la collaborazione di tutte le parti – lavarsi i panni in casa.

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