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Giochi, ippica, e le soluzioni a Venezia

Nel weekend appena trascorso si è tenuto in una location d’eccezione il convegno organizzato dall’ACE – Association des avocats conseils d’entreprises – con la partnership del Casinò di Venezia e della Federgioco, sul tema “Il mercato dei giochi: tra esigenze di sicurezza e di apertura alla concorrenza”.

I relatori hanno illustrato lo scenario attuale del sistema giochi, un settore in costante fibrillazione ed evoluzione. Italiani e francesi hanno nuovamente ribadito la necessità di una armonizzazione a livello comunitario di alcun principi sui giochi: l’idea sempre più diffusa è che si possano condividere modelli di regolamentazione, che nel rispetto dei sistemi giuridici ed organizzativi diversi, abbiano delle basi comuni. E’ infatti determinante che i governi europei continuino a lavorare in modo omogeneo, mantenendo al contempo una sostanziale autonomia nel regolare il settore. Il tentativo del governo italiano è quello di cercare di consolidare un sistema basato sulle concessioni, adeguandolo e rendendolo più compatibile possibile con logiche proprie dei Trattati comunitari e quindi nel loro rispetto. Da qui la scelta di prevedere bandi di gara a cui possano accedere tutti, nella prospettiva di un mercato caratterizzato da una pluralità di soggetti. Il mercato dei giochi è fortemente competitivo, e le regole devono essere poche, certe e chiare, che lascino meno spazio alla discrezionalità e che garantiscano la tutela del consumatore a trecento sessanta gradi. Nello specifico:

  • si ritiene irrinunciabile garantire la totale rintracciabilità del gioco pur rinunciando al portale unico, che non è più affrontato nel testo normativo all’esame del Parlamento.
  • quanto ai Casinò, per aprire nuove case da gioco e’ necessario dotarsi di uno strumento normativo organico.
  • a livello comunitario si deve continuare a sostenere la validità dello strumento concessorio.

E questo è il futuro ed il presente. Ma per l’ippica, che rappresenta il passato e anche la storia del sistema gioco in Italia che cosa bisogna fare? In Italia, la coesistenza di due attribuzioni all’UNIRE, il governo del settore e la riserva allo stesso ente dell’esercizio delle scommesse ippiche (d. lgs. n. 496/1948) non sembrano aver creato un sistema che regge. Nè (DPR n. 169/1998) l’affidamento congiunto della gestione ed organizzazione delle scommesse ippiche al Ministero delle Finanze ed al Ministero per le Politiche agricole ha smosso un gran che. Si è progressivamente puntato sull’allargamento della offerta (distribuzione territoriale diffusa dei punti di raccolta) ma senza successo. La crisi del mercato delle scommesse ippiche è riportata nella sua complessità da due semplici numeri: nel 2008 sviluppati 2,272 miliardi di euro di raccolta a fronte dei 2,748 miliardi di euro del 2007.
La chiamata degli Stati Generali dell’Ippica è stata sicuramente opportuna, così come la verifica di fatto in corso. E sebbene sia complesso parlare di soluzioni auspicabili, nell’ottica di mantenere separate l’attività specifica dell’Ente (……..) da quella di gioco, dove la prima necessita assolutamente di un salto di qualità forte, si potrebbe iniziare dall’attribuzione di funzioni specifiche e non condivise ad AAMS, UNIRE e Concessionari per un’organizzazione razionale del settore (AAMS: funzioni tecniche e di controllo, UNIRE: funzioni contabili ed erariali; Concessionari: funzioni di programmazione). Abbandono della politica assistenziale, per una politica di ammodernamento, a partire dagli ippodromi (modello inglese: ippodromo come centro commerciale, di svago, di ristorazione). Ribasso del prelievo UNIRE (la tassazione delle sportive è del 4% mentre delle ippiche è del 17% – 4,8 + 12,80). Comunicazione: dove però necessita una selezione degli eventi tale da rendere appetibile il prodotto ippica ai media televisivi. Il ricambio generazionale dell’utente avviene seguendo quei principi di attrazione propri di ogni periodo ed applicandoli al prodotto ed alla sua comunicazione, i c. d.drivers di mercato. Certo, un governo forte e stabile del settore – almeno per il periodo necessario alla “rivoluzione” – aiuterebbe…

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