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Parigi, la Bastiglia e la tutela del monopolio statale del gambling

Sarà perchè oramai non crediamo più a nulla, ma la arcinota frase del Senatore Andreotti suona e risuona nelle orecchie: “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. E se l’arresto di Nylander fosse stato provocato ad arte, magari per dare il colpo definitivo alle incertezze della Francia sulla apertura del mercato del gioco ai privati?

Certo lo stesso proverbio potremmo applicarlo all’ottusità delle autorità olandesi, forse speranzose di spostare invece la bilancia a loro favore nella battaglia al mantenimento del Monopolio sui giochi. Il fatto certo è che il direttore generale svedese della Unibet è stato arrestato la scorsa settimana in Olanda su ordine delle Autorità francesi. Petter Nylander, CEO di una società svedese (!?) con licenza maltese, stava andando in Gran Bretagna quando é stato fermato in Olanda per avere infranto la legge sul monopolio del gioco d’azzardo in Francia. Un bel puzzle tutto europeo! E difatti il manager di Unibet é stato arrestato grazie ad un mandato di arresto europeo: questo consiste in una decisione emessa da un’autorità giudiziaria di uno Stato membro in vista dell’arresto e della consegna da parte di un altro Stato membro di una persona ricercata, ai fini dell’esercizio dell’azione penale o dell’esecuzione di una pena detentiva. Si tratta di uno strumento basato sul principio del mutuo riconoscimento delle decisioni in materia penale, destinato a rafforzare la cooperazione tra autorità giudiziarie degli Stati membri per mezzo della soppressione del sistema dell’estradizione.

Comunque a breve Nylander dovrebbe essere estradato in Francia, per essere sottoposto a regolare processo. Con l’arresto di Nylander le Autorità francesi sembrerebbero aver fatto autogol, dando vita ad un vero e proprio incidente diplomatico. Ed infatti alcuni membri della Commissione e del Parlamento europeo hanno già evidenziato l’illiceità dell’azione francese. Lo stesso Commissario al Mercato Interno Charlie McCreevy ha dichiarato che Nylander risulterà certamente innocente. Per quanto ci riguarda, se non andiamo errati, Unibet ha ottenuto una concessione per il gioco sportivo on line partecipando al bando Bersani. E dunque (salve le machiavelliche costruzioni societarie) che dovrebbe fare l’Italia se Nylander transitasse di qui? Accoglierlo come concessionario di stato o dargli asilo politico come rifugiato? Mettere in dubbio la validità della concessione per carenza di requisiti fondamentali o convocare l’ambasciatore francese alla Farnesina per aver attentato ad un nostro stimato operatore? Tra le letture di ogni colore date alla sentenza Placanica, un principio indiscusso è quella della proporzionalità della norma restrittiva rispetto al trattato, e della sua adeguatezza allo scopo, con espresso biasimo della sanzione penale indiscriminata. Qui di certo siamo “fuori dal vaso”. Ecco dove il dubbio espresso in apertura di articolo diventa più che legittimo: si può essere così ostinatamente intransigenti? O c’è sotto qualcosa? È veramente dimostrabile che Unibet con la sua attività ha messo in pericolo il cittadino francese, che a nostro modesto avviso dovrebbe essere il destinatario della tutela garantita dal sistema vigente? E allora come giudicare il nostro sistema concessorio aperto, la Gomorra della UE? Per non parlare di Gran Bretagna e ora anche di Spagna.

Eppure anche da noi le sanzioni esistono, e sempre a nostro modesto avviso in modo conciliabile – perché mirate ed inserite in un contesto di sistema che ne dimostra lo scopo – con le possibilità offerte dal Trattato stesso. Ma più di tutto il nostro è un sistema in movimento, dove eventuali distonie possono essere valutate, discusse e corrette, senza necessariamente dover essere estradati in Francia.

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