flag-it

Dettagli

Il ruolo dei concessionari nella gestione del gioco lecito

Quando le critiche non sono costruttive, si dice, conviene evitarle, e se si tratta di questioni che coinvolgono lo Stato, la collettività, la gestione di servizi, sembra una missione impossibile riuscire a trovare soluzioni immediate alle denunce. Eppure è assai importante che i problemi irrisolti siano fatti emergere perché si possa contingentarli e far conoscere la realtà dei fatti tempestivamente e con maggiore efficacia.

Uno degli ultimi cavalli di battaglia de Le Iene riguarda l’antiriciclaggio nei giochi: un tema fondamentale, su cui il settore ha fatto molto, ma sul quale invece, apparentemente, da quanto fatto vedere nell’ultimo servizio andato in onda l’Ente regolatore e l’industria sarebbero disarmati.

Il decreto legislativo n. 231 del 2007 ha trattato il tema dell’antiriciclaggio, e la normativa è stata applicata al settore dei giochi e delle scommesse, sia su rete fisica che a distanza. Circa un anno fa poi, è iniziata la collaborazione tra i Monopoli di Stato e l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, una sinergia che mira proprio al contrasto di tali fenomeni.

Per Le lene però la falla sarebbe nel settore dell’intrattenimento automatico, le slot machine per intendersi. Ora grazie alla solerte Iena che da poco ha presentato un suo libro che tratta proprio del gioco (caso o autopromozione?) il settore è sotto i raggi X. Resta da capire – e per qualcuno che conosce a fondo il sistema è chiaro – se questi raggi X funzionino veramente, quanto siano attendibili le denunce ed a cosa mirino.

Purtroppo, sia la storia che il quotidiano di questo Paese, ci hanno reso talmente scettici che se ci raccontassero che si tratta di sola informazione, e con lo scopo di tutelare morale e salute pubblica, stenteremmo a crederci. Certo che – verifiche opportune a parte – asserire che il settore del gioco nel suo complesso ignori l’applicazione di una normativa, ed in particolare di quella anti riciclaggio, non è corretto.

Se rivedessimo la stampa recente – inclusi i servizi delle Iene -, sembrerebbe poi che i colpevoli di tutto siano i famigerati concessionari, mentre Amministrazione e Sogei si vogliono far apparire inadeguate. Orbene, il tema che riguarda la genesi ed il ruolo dei concessionari di gioco è assai importante. Ma ancora più importante è capire da dove vengono, chi li ha chiamati, che cosa fanno e soprattutto chi rappresentano. E tutto questo sembra interessare meno i nostri missionari.

Come è noto, la filiera dell’intrattenimento automatico (AWP e VLT) è estesa e il concessionario è il primo anello di una catena piuttosto lunga che porta fino al gestore del punto vendita in cui l’apparecchio è inserito ed è attivo.

L’obiettivo della norma dovrebbe essere quello di rendere massima trasparenza alle iniziative dei concessionari di gioco per favorire la tracciabilità dei flussi, e la correttezza dell’operato di aziende che supportano lo Stato nello svolgimento di un attività di cui lo stesso Stato è titolare.

Recentemente Cristiano Cannarsa, presidente e amministratore delegato di Sogei, società controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, durante un’audizione presso la commissione Finanze al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto fra contribuenti e fisco, ha sottolineato che sul tema della certificazione delle Videolottery sono stati diffusi dai media dati non corretti: era stata infatti ipotizzata, sempre dalle Iene, la mancanza da parte di Sogei del requisito Iso Iec 17025, obbligatorio per chi certifica le piattaforme online. Ma per Cannarsa: «Sogei svolge verifiche di conformità delle VLT ai massimi standard internazionali», e non solo: l’AD si è soffermato sul tema rispondendo anche ad alcune domande dei senatori componenti la Commissione relativamente alla gestione della rete telematica delle slot machines, alla verifica di conformità delle VLT, all’analisi dei dati fiscali, all’integrazione delle banche dati anagrafiche, alla tracciabilità degli accessi ai sistemi informatici della fiscalità e al ruolo di Sogei nella spending review e ai progetti dell’Agenda Digitale Italiana.

Quanto ai concessionari poi, qualcuno dovrebbe ricordare che ottengono tale qualifica a seguito di partecipazione a procedure selettive indette dall’Amministrazione in forza di legge primaria. E svolgono la loro attività regolati da un contratto ad evidenza pubblica, la convenzione di concessione. Un’attività propria dello Stato, che li ha scelti per svolgerla in sua vece. Se dunque dovessero essere responsabili per qualcosa, con loro deve esserlo lo Stato che li ha scelti.

E considerato che in Parlamento, tra Camera e Senato sono stati più del 65% coloro che vi siedono da più legislature, chi è senza peccato scagli la prima pietra.

“Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro, il bene viene spesso sepolto con le loro ossa” Cosi Marco Antonio nell’orazione funebre di Cesare. Così di certo è stato per coloro che hanno creato la rete pubblica del gioco, in particolare quella degli apparecchi da intrattenimento. Ma se proporzionassimo il bene al male, non vi sarebbe questione: da 800.000 videopoker in nero a 400.000 apparecchi tassati e collegati in rete. Questo però oltre a non fare notizia non da risalto a chi lo dice. Certo si può fare di più, come sempre, in ogni cosa. Senza dimenticare però che il meglio è nemico del bene, e non delegittimando il settore.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare servizi ed esperienza degli utenti. Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.Maggiori dettagli