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Un sistema del 1800 verso l’Europa

Il merito che bisogna riconoscere a questo esecutivo  è la volontà di apportare delle radicali modifiche al nostro sistema Paese: ai posteri poi l’ardua sentenza. Noi “contemporanei” ci possiamo limitare a commentarle sulla scorta delle esperienze vissute. La scorso settimana il Consiglio dei Ministri ha lavorato alla bozza del “DECRETO-LEGGE: Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni e sviluppo”.

Il decreto in questione è la terza iniziativa rilevante e di spessore per il nostro Paese, il cui intento, si legge nel comunicato pubblicato sul sito istituzionale della Presidenza dei Consigli,  è quello di “dare all’Italia un’economia più produttiva e competitiva e dunque più forte, liberando il suo potenziale di crescita e di occupazione. Questo pacchetto di misure intende modernizzare i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, puntando sull’agenda digitale e l’innovazione. (………) Il provvedimento dimostra, ancora una volta, l’impegno dell’Italia nelle riforme, in linea con le raccomandazioni dalla Commissione Europea e di altre istituzioni autorevoli, semplificando la burocrazia amministrativa, compreso l’uso delle nuove tecnologie per stimolare la produttività e la crescita”.

Ed è sacrosanto semplificare la burocrazia, anche nel settore del gambling, ma con un attenzione più alta a quel difficile bilanciamento tra produttività e crescita, valori sociali, self appraisal dell’individuo, consapevolezza del rischio e dell’utilizzo del tempo, e certo non da ultimo sicurezza. Che qui inevitabilmente sconta sia una facile propaganda negativa che gli effetti pericolosi della circolazione di denaro pronto in rilevanti quantità. Ecco, è indubitabile che i rischi di infiltrazione criminale per il riciclaggio del denaro prodotto da attività illecite siano sempre dietro l’angolo. A tal proposito va ben evidenziato che i controlli condotti dall’Amministrazione grazie anche alle indicazioni della Legge di stabilità 2011, potrebbero essere sufficienti a contenere questi rischi. Con una raccomandazione però, quella di non smontare asfissiandola la rete del gioco a terra: l’effetto sarebbe un dilagare di illegalità e conseguentemente il vanificarsi degli scopi di norme e regolamenti. Sarebbe opportuno infatti anticipare cum grano salis gli eventuali effetti della prossima pronuncia della Corte di Giustizia Europea prevista per il 16 febbraio p.v.. Tornando all’argomento riforme, chi scrive plaude alle proposte del  governo in tema di modifiche al T.U.L.P.S.

Il testo del 1931 è alquanto datato, ed anche se come principio generale le proposte  contenute nel decreto c.d. Passera (dal nome del Ministro) non coinvolgono direttamente l’attività connessa al gioco pubblico (in quanto tra le misure che semplificheranno l’esercizio di attività economiche non verranno compresi, come precisato nel testo, “i procedimenti di competenza del Ministero dell’economia e delle finanze, delle Agenzie fiscali di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e della Guardia di finanza”) ciò non ostante alcune misure relative alla modifica del Testo Unico potrebbero avere delle ripercussioni sul nostro sistema, e sicuramente costituiscono un primo approccio di modifica del sistema giochi e scommesse, lanciato dal mercato e dal caos giudiziale verso le liberalizzazioni nostro malgrado. Viene infatti modificato l’articolo 13, comma primo, portando da uno a tre anni la durata delle autorizzazioni di polizia, computati secondo il calendario comune, con decorrenza dal giorno del rilascio (“all’articolo 13, comma primo, le parole: “un anno” sono sostituite dalle seguenti: “tre anni”. L’attuale testo dell’articolo 13 recita “Quando la legge non disponga altrimenti, le autorizzazioni di polizia hanno la durata di un anno, computato secondo il calendario comune, con decorrenza dal giorno del rilascio”)

Ed ancora, il decreto semplificazioni sembrerebbe rendere più facile la vita ai locali di intrattenimento danzante e di circoli privati, abrogando il comma 2, art. 86, TULPS che prevede “La licenza è necessaria anche per lo spaccio al minuto o il consumo di vino, di birra o di qualsiasi bevanda alcolica presso enti collettivi o circoli privati di qualunque specie, anche se la vendita o il consumo siano limitati ai soli soci”. Se regge l’esclusione di applicazione delle semplificazioni per i giochi, allora anche all’interno di circoli privati resta comunque necessaria una specifica autorizzazione: oppure no? Passaggio delicato, in vista della gara per il poker live. Ecco dove forse con l’occasione si potrebbe intervenire: proprio le norme del TULPS e la loro interpretazione giudiziale hanno creato il caos dei CTD, lasciando intendere che le licenze di polizia costituiscano titolo autonomo rispetto alle concessioni rilasciate da AAMS. Riportarle all’interno del processo di rilascio e mantenimento della concessione farebbe chiarezza una volta per tutte. In sostanza se  modifiche devono essere fatte sul TULPS, che siano integrali e globali, anche nel settore dei giochi, con un testo degno del nuovo millennio. Fermo l‘assoluto rispetto per la nostra storia, è inutile sforzarsi oltremisura ad adattare l’esigenze di società e mercato – ispirato ai principi comunitari – a norme del 1800.

L’articolo è stato pubblicato sul giornale bisettimanale TS

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