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Risvolti pratici del nuovo orientamento normativo nel settore dei giochi

Il tema è il più gettonato, da politici (sic!) opinionisti e maestri di vita, e accomuna i notiziari degli ultimi periodi: la demonizzazione del settore dei giochi e delle scommesse.

Oramai ovunque (e chiunque) si sostiene che il male primario del Paese a cui porre rimedio sia il gioco e la sua industria, e per sostenerlo si utilizza nientemeno che la definizione del vecchio “codice Rocco”: gioco d’azzardo. Applicandola a tutto quanto oggi – e da un po’ di tempo – viene esercitato in Italia pubblicamente. Gli assunti sono scontati, ma – sembra – abbastanza attrattivi da meritare pagine sui giornali e spazio nelle trasmissioni radio e televisive: giocare fa male; chi gioca si rovina, travia la propria moralità e quella dei figli, ed è destinato, se già non lo è a diventare un delinquente o quanto meno un malato ludopate.

Sono tutti luoghi comuni da utilizzare quando si vuole catalizzare l’attenzione su un tema che senza distinzione di credo politico fa comunque e dovunque affiliati, soprattutto in campagna elettorale, come in questi giorni. Niente di più sbagliato.“Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citaque nequit consistere rectum”(Orazio, poeta latino 65-8 a.C.) “C’è una misura nelle cose; vi sono precisi confini, oltre i quali e prima dei quali non può sussistere il giusto”.

Come dire che nelle cose ci vuole equilibrio, saggezza, normalità. Orazio combatteva gli eccessi, parlava di aurea mediocritas, preziosa via di mezzo. Proprio ciò che manca ed è mancato negli ultimi anni in Italia, dove di ogni evento, di ogni clamore mediatico se ne è fatta una emergenza nazionale che ha dato adito solo a sprechi di denaro, perdite di competitività e di tempo, e spesso a depressioni. Nessuno ha mai negato che sia l’attività che il settore dei giochi meritino particolare attenzione, ma da qui a farne la bandiera di campagne elettorali (peraltro da parte degli stessi che quei provvedimenti e norme indemoniate hanno voluto e votato) ce ne passa. Soprattutto fa specie – a chi ne sa – la superficialità sia di analisi che di conoscenza e approfondimento (spesso basterebbe leggere qualcosa per dire meno bestialità) sull’argomento.

La libertà di opinione tanto quanto quella di cronaca non si discutono, richiedono entrambe però il rispetto sia del limite e della libertà altrui, che di quello della attendibilità (in tutti i sensi, quindi anche preparazione e studio) delle fonti.

Quanto poi al contenimento del dilagare di un fenomeno, questo di certo è il compito della filiera delle strutture amministrative competenti, che porteranno all’attenzione del legislatore – se ed in quanto necessario – l’eventuale necessità di intervento normativo correttivo. Ma mai sulla scorta di raffazzonati rapporti dai caratteri apodittici, che spesso celano a loro volta altri interessi. Legalizzare i giochi e le scommesse è stata una mossa intelligente da parte dello Stato stesso, mettere al bando l’intero comparto sarebbe un passo falso che apporterebbe solo svantaggi.

Certo, la regolamentazione del settore deve essere ancora perfezionata. Si plaude alle indicazioni del decreto Balduzzi, in parte entrate in vigore lo scorso 1° gennaio, a tutela dei minori e delle fasce più deboli. E’ necessario ora terminare l’opera, dando le indicazioni ad esempio per quelle attività di “gioco c.d. a terra” che in questo momento costituiscono ancora una zona grigia che alimenta fenomeni di illegalità, ma senza farsi influenzare dal clima isterico dell’attuale campagna elettorale.

E’ necessario inoltre – più che titolati per quanto fatto sino ad ora – essere presenti in Europa, contribuendo all’armonizzazione del settore dei giochi e delle scommesse, che non potrebbe che avere effetti positivi a tutti i livelli. Il proibizionismo (che assume varie forme, anche quella della tassazione iniqua) non garantisce affatto la crescita dell’economia e la redenzione degli individui rispetto ad un determinato aspetto immorale, anzi provoca nocumenti sotto ogni profilo anche e soprattutto a livello sociale a danno anche della democrazia.

L’articolo è stato pubblicato sul giornale bisettimanale “TS”

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