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La sopravvivenza del gioco terrestre in Italia

Nel corso degli ultimi setti anni il mercato del gioco terrestre in Italia ha subito dei profondi cambiamenti.

In particolare con il decreto bersani, il cui obiettivo era quello di organizzare una rete per “contrastare la diffusione del gioco irregolare ed illegale, l’evasione e l’elusione fiscale nel settore del gioco, nonchè di assicurare la tutela del giocatore” (art. 38, comma 1 del decreto legge n. 223/06 convertito con integrazioni e modificazioni dalla legge n. 248/06), attraverso l’emanazione di nuovi regolamenti (quello dell’ippica ahimè lo stiamo ancora aspettando) e l’indizione di due gare dedicate all’ippica ed allo sport “aperte” anche ad operatori stranieri (“possibilità di raccolta del gioco su eventi diversi dalle corse dei cavalli da parte degli operatori che esercitano la raccolta di gioco presso uno Stato membro dell’Unione europea, degli operatori di Stati membri dell’Associazione europea per il libero scambio e anche degli operatori di altri Stati, solo se in possesso dei requisiti di affidabilità definiti dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato; art. 38, commi 2 e 4 del decreto legge n. 223/06 convertito con integrazioni e modificazioni dalla legge n. 248/06). Le aspirazioni della norma erano sicuramente condivisibili: riportare il circuito dei CTD in canali leciti (a favore dei consumatori e dell’erario) restituendo equilibrio all’intero mercato, con operatori sottoposti tutti alle stesse regole e senza più concorrenza sleale. Dopo sette anni non si può certo dire che gli obiettivi e le aspirazioni si siano concretizzati, anzi. Sono seguite altre tre gare (bando c.d. giorgetti, bando per le assegnazioni delle concessioni c.d. comunitarie; bando c.d. monti o affettuosamente denominato “garetta”), ma la rete dei CTD – che si definiscono vittime del sistema – opera (quasi) indisturbata, spacciando i propri come portatori della verità e paladini della Giustizia.

Circostanze evidenziate anche in una recente pronuncia del Tar Lazio in tema di integrazione dei minimi garantiti (ex plurimis n. 1050/2013 del 30 gennaio 2013). Rileva infatti il giudice amministrativo che al “mutato assetto del mercato delle scommesse ippiche e della riconfigurazione dell’assetto distributivo territoriale dell’offerta di gioco, come ridisegnati dalla riforma introdotta dall’art. 38 del decreto legge “Bersani” che ha determinato l’apertura del mercato dei giochi pubblici e l’attivazione di nuove concessioni secondo una diffusione capillare sul territorio e con più favorevoli condizioni di esercizio e di reddività» (………..), si sono aggiunti gli effetti del «mercato parallelo» gestito dai c.d. CTD (centri trasmissione dati), ossia gli effetti della presenza nel mercato italiano delle scommesse di operatori economici di altri stati membri che agiscono attraverso i predetti CTD, in assenza di concessione, nell’esercizio delle libertà di stabilimento e prestazione dei servizi transfrontalieri, garantite dagli articoli 49 e ss. e 29 e ss. TFUE (si veda al riguardo la sentenza della Corte di Giustizia Costa-Cifone del 16 febbraio 2012, emessa nelle cause riunite C-72/10 e C-77/10)”.

Quello che di fatto si sperava di ottenere con il bando Bersani non è avvenuto. Forse per inesperienza, forse per presunzione, forse per il vecchio detto che tra i due litiganti il terzo gode, non si è tenuto conto di alcune possibili applicazioni del Trattato UE e non si sono fatte previsioni di lungo periodo.

Gli errori però possono costituire un ottimo precedente per individuare i passaggi obbligati atti a garantire la continuità e perchè no, il rilancio del sistema. Per la tutela del consumatore, per le entrate dell’erario, e per la sopravvivenza dell’industria del gioco, che ancora oggi – alla faccia dei detrattori – è una ruota che gira dando allo Stato molti più vantaggi che svantaggi.

Siamo ancora dell’opinione che “la garetta” possa svolgere appieno il proprio ruolo in tal senso. Certo è che i tempi di assegnazione ed inizio lavori non devono dilatarsi oltre misura, impugnative o meno. E nel periodo che andrà da qui al 30 giugno 2016 (termine di scadenza delle concessioni bersani, bersani adeguate alle comunitarie, giorgetti e 2000 negozi) si potrà ridisegnare l’intera rete del gioco terrestre (dove intendiamo comprendere ogni esercizio di gioco, dai casinò alle sale bingo, dalle sale poker alle sale VLT, et cetera) cercando di contemperare gli interessi interni con quelli del mercato europeo. Già l’abrogazione delle distanze e l’aterritorialità dell’ubicazione dei punti di vendita costituiscono un passo in avanti. E se pure il tentativo del bando bersani è finito sotto la scure della Corte di Giustizia (galeotto fu l’art. 23 dello schema accessivo alla convenzione) ciò non deve significare che la rete attuale vada distrutta, e non dalla concorrenza sleale ma per assurdo proprio dalla applicazione ottusa delle sue stesse regole. Ad oggi infatti gli unici soggetti che vengono controllati fino all’eccesso (per molti sino alla persecuzione) sono gli operatori titolari di una concessione rilasciata dall’odierna Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, questo mentre gli altri operano indisturbati senza essere sottoposti ad alcun vincolo effettivamente cogente, sia di natura tributaria che non. Come se le montagne di “copia e incolla” di cui i legali dei CTD hanno sommerso le Corti di ogni stato e grado in Italia ed all’estero, avessero creato una nebbia impenetrabile, tale da far approdare sempre e comunque gli addetti al controllo della legalità nei soli posti che riescono a vedere, quelli dei concessionari.

Quella ovvietà ripetuta da anni, delle poche regole ma chiare, che possano essere comprese anche dagli organi europei, per ora resta un miraggio. E mentre a Bruxelles (ed a Strasburgo) cercano disperatamente di comprendere la differenza tra la concessione rilasciata dall’Agenzia e la licenza di pubblica sicurezza ex art. 88 TULPS, in attesa dell’ennesima dissertazione della Corte di Giustizia le aziende con le carte in regola perdono ogni giorno valore. Per la gioia dei moralizzatori miopi e dal fiato corto, e dei CTD, paladini della giustizia “fai da te”.

L’articolo è stato pubblicato sul giornale bisettimanale “TS

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