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"Tra ipocrisia e ignoranza, il gioco pubblico diventa azzardo"

"Quando l’ipocrisia si accompagna all’ignoranza gli effetti sono devastanti. E il vero dramma è che questo non accade solo al settore del gioco, il che lascia molte poche speranze per il futuro del paese".

È il commento, secco, rilasciato dal legale esperto di gaming, Stefano Sbordoni, sulla moratoria approvata oggi in Senato che sospenderebbe il gioco per un anno. "Da una lettura giuridica del testo, tuttavia, devo dedurre che la mozione, riferendosi al gioco 'di azzardo', riguardi unicamente le operazioni di gioco non autorizzate e che presentino cioè le caratteristiche di cui agli articolo 798 e seguenti del codice penale".

Siamo quindi di fronte a un "non senso" politico? "È evidente che il fattore 'azzardo' confligge espressamente con il gioco oggetto di concessione e riserva dello Stato il quale, di per se, perde le caratteristiche che lo renderebbero di 'azzardo' a cui invece ci si riferisce nel testo. In pratica, anche se l'intenzione era quella di frenare il gioco pubblico, con questa moratoria si dovrebbe intervenire nel vietare quelle forme di gioco che sono già espressamente vietate dal nostro ordinamento, come il gioco sulle piattaforme online 'punto com', per intendersi".

Insomma: o si parla di azzardo, o si parla di gioco pubblico. Due concetti ben distinti e piuttosto chiari, a oltre dieci anni dalla costituzione del comparto giochi. Non così chiari, però, all’interno del Parlamento, dove non sono state fatte, è evidente, troppe distinzioni. Che sia questa la via di uscita (per il gioco e, soprattutto, per il governo Letta)?

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