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L’opinione: "L’industria dei giochi e i sensi di colpa"

"Il gioco pubblico italiano è regolato da una riserva statale molto importante, in quanto garantisce un sistema controllato che lo eroga come servizio pubblico, una prerogativa anche umana imprescindibile. Se il gioco non fosse gestito dallo Stato, sarebbe nelle mani di "chiunque" (soprattutto malavita e criminalità, la storia lo insegna) né lo Stato potrebbe garantire i propri cittadini dal gioco patologico, in termini di sicurezza e trasparenza dei meccanismi".

È l'incipit di un articolo pubblicato sul sito internet dello Studio Sbordoni, guidato da uno storico collaboratore della nostra testata, l'avvocato Stefano Sbordoni.

Il testo sembra essere una implicita replica ad un argomento dibattuto nel corso della settimana e cioé una sorta di "senso di colpa" dell'industria del gioco rispetto agli attacchi dei media generalisti e dell'opinione pubblica.

Oltre a rimarcare la predisposizione innata dell'essere umano al gioco, si legge che il settore dei giochi italiano garantisce "la sicurezza dei cittadini in termini di affidabilità e garanzia dei sistemi di gioco, sempre più affinata e migliorata nel corso degli anni, va di pari passo con un elemento cruciale per lo Stato, a cui ci si affida in ogni occasione di necessità: quello delle entrate erariali. (…) L'ultima analisi – continua la nota – è per l'industria. I concessionari sono i paladini dello Stato nel presidio sul territorio della liceità del gioco, e svolgono un ruolo basilare in quanto rappresentano, (…), un baluardo fondamentale di cui l'ordinamento si serve per garantire un servizio ai cittadini: quello di canalizzare il gioco in circuiti leciti e di giocare in sicurezza. (…) Dove ha origine questo essere continuamente in primo piano nell'agenda di media generalisti e politica? Da un effetto boomerang nato dopo la spinta per ottenere visibilità e riconoscimento pubblico. L'industria del gioco si è sempre di più voluta accreditare presso tutti i protagonisti della società civile, in questo decennio di ripulizia totale del sistema da parte dei Monopoli di Stato, di cui è concessionaria, scatenando, invece, reazioni di tono opposto rispetto alle attese.(…) Insomma – conclude – facili proclami che non possono e non devono mettere l'industria del gioco nella condizione di doversi sempre scusare di esistere e di sentirsi in colpa nello svolgimento, in buona fede, di una riserva affidata in concessione dallo stesso Stato".

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