Fantasy sport: come aiutare lo sport sano in Italia
Si chiama “fantasy sport” il vero fenomeno che è esploso negli ultimi anni negli Stati Uniti e non solo. I fantasy sport sono competizioni interattive virtuali on line nei quali i giocatori si sfidano con squadre formate da giocatori professionisti veri, una sorta di fantacalcio nostrano. Negli Stati Uniti intorno a questo fenomeno si è creato un vero e proprio business.
Secondo la Fantasy Sports Trade Association (FSTA) il fantasy sport nasce nel corso degli anni ‘80 da un gruppo di amici, che utilizzando le statistiche relative alle competizioni sportive pubblicate sui giornali i ed i primi rudimentali pc, creano dei veri e propri campionati annuali virtuali utilizzando le rose vere dei vari campionati sportivi (dal football al NBA) che si svolgevano negli Stati Uniti. Alcuni imprenditori illuminati colsero gli aspetti interessanti di questo fenomeno ed iniziarono ad investirci.
Le statistiche dei fantasy sport ben ne evidenziano la crescita: nel 1988 si stimavano circa 500.000 giocatori all’anno, nel triennio 1991-1994 sono diventati circa 1-3 milioni, ed ora nel 2014 addirittura 41,5 milioni. Con questi numeri non si può più parlare di fenomeno ma di vero e proprio settore, ogni anno più in espansione. Sicuramente uno dei motivi dell’esplosione è dovuta al fatto che negli Stati Uniti le scommesse sugli eventi sportivi veri sono regolamentate in pochissimi stati, per precisione solo quattro: Delaware, Nevada, Oregon e Montana. Ed infatti, in data 31 agosto 2008 in Montana vengono commercializzate, in forza di una legge statale approvata nel corso del 2007, le scommesse sul football fantasy, che hanno come scopo precipuo e non solo quello di finanziare il settore ippico profondamente in crisi di liquidita.
Secondo la legge del Montana il 74% del giocato viene restituito in premio ai giocatori, ed il restante 26% viene suddiviso tra le associazioni sportive del Montana, il Consiglio di Gara Ippica e la Lotteria del Montana. Sebbene la FSTA continui ad insistere dicendo che i fantasy sport non possono essere gambling, ma giochi di mera abilità. La riprova di ciò sta nel fatto che i fantasy sport sono stati qualificati come legali ne l’Unlawful Internet Gambling Enforcement Act del 2006, emanato sotto l’Amministrazione Bush, che come noto vietava tutte le transazioni connesse ai giochi on line, con alcune eccezioni relative appunto a fantasy sport, lotterie on line, e scommesse ippiche.
Questa affermazione potrebbe essere non condivisibile, ma non è certo di nostra competenza. Una cosa è certa, è necessario ispirarsi ad altri modelli e nuove soluzioni per questo nostro Paese. Le scommesse hanno un ruolo chiave nel settore del gioco, e la possibilità di sviluppare anche una Fantasy League complementare e virtuale potrebbe costituire un interessante prova per il settore.
Le entrate però di questo nuovo gioco di abilità, tenendo conto che gli strumenti normativi già sono a nostra disposizione, dal decreto sul gioco on line al regolamento del palinsesto complementare ed a quello delle scommesse virtuali, potrebbero essere – sul modello della Legge dello Stato del Montana del 2007 – destinate esclusivamente a finanziare lo sport sano e quei settori come l’ippica, che sono da anni in crisi. I fantasy sport potrebbero, qualora fosse necessario e non fossero sufficienti gli attuali decreti nazionali attualmente in vigore, trovare un regolamentazione a livello europeo, visto e considerato che anche in altri Stati Membri il fenomeno è molto diffuso. In una scenario ottimistico insieme ai fantasy sport il governo dell’Europa potrebbe trovare la propria ispirazione per dare una certezza giuridica anche ai social games, altro fenomeno in espansione ma che nasconde dei pericoli soprattutto per la tutela di tutti i consumatori, anche di minore età.