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Da Esopo a Pindaro e ritorno

Si riporta la risposta dell’Avv. Sbordoni alle considerazioni espresse da Stanley International Betting Limited in merito alle conclusioni dell’Avvocato Generale Cruz-Villalòn.

“Volo pindarico”: la definizione nei più diffusi dizionari della lingua italiana è la seguente: rapido e ardito passaggio da un argomento a un altro, a imitazione dello stile di Pindaro; scherz., iron. improvviso volo lirico affettatamente enfatico e retorico o idea improvvisa, stravagante, priva di fondamento ed enfaticamente ampliata.
Non riesco a trovare miglior descrizione per le tesi dell’altrettanto stimato collega della Stanley, che sentitamente ringrazio per gli attestati. Quanto all’Avvocato Generale Cruz-Villalòn, non avendo il sottoscritto mai messo in discussione, neppure velatamente, la sua indipendenza nè il suo status giuridico, mi dolgo che venga evidenziato. Questo sì, tradisce qualche affanno. Peraltro, non provo alcuna insofferenza per le conclusioni di Cruz-Villalòn (e tantomeno per una sentenza che dovrà venire), tanto che ne commento le conclusioni così come criticherei, se lo ritenessi opportuno, qualsiasi altro giurista di chiara fama. Esercizio di vero diritto costituzionalmente garantito. Dal costrutto pindarico del collega della Stanley, sembrerebbe che l’unico scopo del regolatore italiano dei giochi sia stato quello di tenere fuori la Stanley dal proprio mercato. Questa sì, mission impossible, in quanto in Italia la società prospera sin da prima della gara del 1999, e continua incessantemente incrementando la propria rete. Anzi, offre il banchetto ad altri (pur dichiarando di volersene distinguere) che, sulla scorta del suo modello, prosperano anch’essi. Non sono affato uno strenuo difensore del sistema Bersani, e chi mi legge con piacere ne ha certamente la prova. Sono piuttosto un sostenitore della sussidiarietà di un “sistema gioco” nazionale, perfettamente conscio che ogni sistema ha le sue falle, ma strenuamente convinto – questo sì – che un sistema nazionale (inteso quindi nell’interesse di tutti) in quanto tale vada difeso, corretto, migliorato: non semplicemente e profittevolmente aggirato. Lo ius superveniens. Certo, so bene (non tradisco la fiducia accordatami) che la Corte del Lussemburgo giudica il caso – si badi bene – nello stato di fatto che le viene rappresentato, e in quello di diritto del tempo in cui il caso si sviluppa. Ricorderà il collega che la sentenza Placanica, pur statuendo su fatti risalenti parecchi anni addietro, ha non solo descritto, ma anche tenuto in conto proprio il bando Bersani, che all’epoca dei fatti che vedevano imputato il Placanica era ben lungi dall’essere neppure immaginato.
Sulla cultura luterana, tengo a citare un passo della dichiarazione congiunta di Chiesa Cattolica e Luterana sulla dottrina della giustificazione, scusandomi con i lettori per la complicanza: “I luterani fanno notare che la distinzione tra Legge e Vangelo nonché la loro retta interrelazione sono essenziali per comprendere la giustificazione. La Legge, nella sua accezione teologica, è esigenza e accusa; ogni uomo, anche il cristiano in quanto peccatore, è soggetto a tale esigenza e accusa vita natural durante e la legge svela i suoi peccati, affinché egli possa, nella fede al Vangelo, rivolgersi pienamente in Cristo alla misericordia di Dio, la sola che possa giustificarlo”.
Mi prendo infine la simpatia sportiva, la ricambio di cuore, e travolto dal vizio della critica faccio notare di non aver affatto detto che “..il sistema Bersani avrebbe posto salvifico rimedio..” agli appunti dell’Avvocato Generale, ma piuttosto che ben citate norme siano già andate oltre. E di questo sinceramente un giurista così attento e di tanta chiara fama come Cruz-Villalon non può non averne preso atto. Per quello che concerne il mio intelletto poi, temo – e mi creda il collega, temo veramente – che per quanto modesto veda fin troppo dritto.
Il pescatore che batteva l’acqua.
Favola di Esopo
Un pescatore pescava in un fiume. Dopo aver teso le reti e sbarrato la corrente dall’una all’altra riva, batteva l’acqua con una pietra legata a una funicella, perché i pesci, fuggendo all’impazzata, andassero ad impigliarsi tra le maglie.
Vedendolo intento a quest’operazione, uno degli abitanti del luogo si mise a rimproverarlo perché insudiciava il fiume e rendeva loro impossibile di bere un po’ d’acqua limpida.
E quello rispose: “Ma se non intorbido così l’acqua, a me non resta che morir di fame”.
Così anche negli Stati, per i demagoghi gli affari vanno bene specialmente quando essi son riusciti a seminare il disordine nel loro paese.

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