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Bando scommesse: slittamento rischioso

La possibile proroga del bando scommesse 2016 continua a interrogare il settore del gioco.

"Ritengo sia un azzardo. Di certo i termini non potranno essere rispettati, ma andare oltre un ritardo fisiologico che può essere gestito esporrebbe tutti, Stato, concessionari e mercato a pericoli di instabilità di lungo periodo. Mi sembra piuttosto ovvio, mentre non mi sono chiari i motivi di una proroga a medio lungo termine. Sembrerebbe che lo Stato non abbia il controllo delle proprie competenze". È il commento del legale esperto di gioco e scommesse, Stefano Sbordoni, su quanto emerso nei giorni scorsi sul tema.

Quali potrebbero essere gli scenari?
"Innanzitutto – prosegue – una proroga o che dir si voglia sarebbe assai difficile da costruire giuridicamente, tanto più da sostenere. I contenziosi fioccherebbero. Da dimenticare quindi quella ipotetica stabilità seppur temporanea che si vorrebbe ottenere con la proroga. Dato che le istituzioni europee e la stessa Corte di Giustizia hanno ripetutamente affermato la validità e legittimità del sistema concessorio italiano, credo che il bando debba comunque essere sancito".

I centri sanati trarrebbero un beneficio da tale slittamento, dato che la sanatoria in origine aveva la durata di anno, e quindi fino al bando 2016. Cosa ne pensa?
"La sanatoria prevede un termine per il passaggio al regime concesso, sia in termini di tassazione che di prodotto. Una volta decorso, i sanati saranno del tutto assimilati ai concessi. Quindi al contrario l’eventuale proroga potrebbe creare disvalore in queste società".

Ci sarebbe in questo modo la possibilità di avere l’ingresso di nuovi operatori sul mercato, magari con uno slittamento ulteriore della sanatoria?
"La sanatoria non può slittare, casomai dovrebbe essere riproposta. Da valutare. Tenendo presenti il ritorno in termini economici per lo Stato e l’effetto sul territorio. Nuovi operatori potrebbero comunque partecipare alla gara che andrà comunque indetta, per sanare la loro posizione. Vivere in un regime di precarietà non credo faccia bene agli operatori ne allo Stato", conclude il legale.

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