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La settimana di passione dell’ippica italiana

Il preannunciato “pesce di aprile” di una settimana fa non era uno uno scherzo: alle ore 9,30 del 1° aprile 2009 le agenzie ippiche storiche – le imprese che da sole incassano circa 1,2 miliardi di euro, il 50% dell’intera raccolta ippica – non avevano il segnale. Sulla vicenda sono già scorsi fiumi di inchiostro, il fatto è noto a tutti e non lo ripeteremo.

“Le modifiche normative, varate a fine anno, sono state il frutto di specifici emendamenti operati in sede parlamentare sui quali Aams, richiesta di apposito parere, si è espressa sempre in termini di assoluta contrarietà che hanno verosimilmente recepito specifiche istanze provenienti da operatori del settore”- si legge nel comunicato che l’Amministrazione ha sentito il dovere di rilasciare a seguito del distacco dal collegamento al totalizzatore nazionale delle 329 concessioni ippiche. I dirigenti di P.zza Mastai hanno altresì specificato che: “L’intervento normativo di fine anno, a modifica sostanziale del testo varato a fine novembre e su cui i Monopoli si erano espressi in termini favorevoli, operando le modifiche in maniera “chirurgica” e non sistematica, ha determinato diversi problemi interpretativi che hanno richiesto l’intervento risolutivo della Avvocatura Generale dello Stato e degli Uffici di diretta collaborazione del Ministero. ” Aams ricorda come la definizione del bando di gara già in data 30 gennaio 2009, sia stata espressione del proprio massimo impegno di celerità, tanto che in data 23 marzo u. s. la Commissione designata ha dato il via all’esame ed alla valutazione dei documenti di gara. In realtà la Commissione di gara ha cominciato ad esaminare la documentazione ben dopo il 23 marzo. E forse a questo punto non è opportuno parlare di celerità. Né tantomeno il ritardo può essere imputato al contenzioso instaurato nei confronti del bando e dell’Amministrazione, visto e considerato che i candidati, i quali hanno fatto valere le proprie ragioni davanti al TAR, sono stati ammessi con riserva. Un dato è certo, per alcuni giorni dopo il 1 aprile 2009 la raccolta del gioco su base ippica ha conosciuto momenti bui. E’ soltanto grazie ai ricorsi presentati davanti al TAR del Lazio dai concessionari che attendono l’aggiudicazioni dei nuovi 3000 diritti ippici, che le concessioni c. d. storiche, che hanno fatto la storia dell’ippica, raccoglieranno almeno fino al 29 aprile 2009, giorno dell’udienza camerale. Il ricorso mira a garantire la continuità dell’esercizio almeno fino alla piena operatività delle nuove concessioni, e la seconda Sezione del Tar del Lazio ha ritenuto opportuno accogliere le richieste di sospensione del provvedimento impugnato (le lettere dell’Amministrazione con cui si comunicava il distacco dal collegamento del totalizzatore nazionale). In realtà i veri danni del distacco non li hanno subiti soltanto i concessionari, ma tutto l’universo delle corse dei cavalli, con in testa l’UNIRE. Se invece di discutere dei colori della TV e delle TRIS le associazioni del mondo ippico e l’UNIRE avessero fatto fronte comune contro il provvedimento di AAMS – che rimane oggettivamente giusto in quanto mera attuazione di una norma primaria -, sicuramente ci sarebbe stato meno dispendio di tempo, denaro ed energie. Un’ultima amara riflessione: un settore che gira quasi 50 miliardi di Euro l’anno non si guida con un ente a ciò non predisposto e strutturato. Ne si lascia la governance occulta ai maggiori concessionari, che inevitabilmente guardano ai propri bilanci. Se poi peggio ancora si confida negli interventi a casaccio di politici di turno tirati per la giacca, siamo fritti. Ed il tanto citato legislatore rischia le figuracce già viste.

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