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La sentenza della Corte Costituzionale n. 27 del 2018

La corte costituzionale con la sentenza no. 27/2018, pubblicata il 14.02.2018, si è pronunciata su tre questioni sollevate nel 2015 dalla Commissione Tributaria Provinciale di Rieti, relative alla legittimità costituzionale dell’Imposta Unica sulle Scommesse e i Concorsi Pronostici, disciplinata dal D.Lgs.n. 504/1998, come modificato dallart. 1, comma 66, lett. b), della Legge 220/2010 (Legge di Stabilità 2011).

Così statuendo la Corte ha di nuovo messo il dito nella piaga della cattiva normazione del settore dei giochi. A prescindere da ogni tipo di valutazione utilitaristica delle parti in causa, la vicenda ci pone dinanzi alla necessità che predichiamo da tempo di mettere mano (competente ed esperta…) al groviglio di leggi e norme che oggi regolano il settore. Nonostante il fegato oltremodo ingrossato dalle vicende degli ultimi anni di molti operatori legali, e portati ad un atteggiamento rinunciatario sul futuro prossimo, saremmo dell’opinione di non far passare troppo tempo per questa normazione.

Crediamo infatti che non si possa in alcun modo pensare di aspettare altri quattro anni per vedere come riordinare il settore dei giochi in Italia. Questo forse potrebbe convenire solo a chi ha posizioni di vantaggio consolidate. Ma a ben vedere nemmeno a costoro, io credo.

La società sviluppa – non evolve, è diverso – molto velocemente, in funzione e di pari passo con la tecnologia. Domani potremmo essere in uno scenario completamente diverso da oggi, e domani può voler ben dire tra 6/8 mesi. Politica ed elezioni a parte.

La distribuzione dei punti di gioco ne è una conseguenza. Per poterla avere equilibrata, bisogna essere al passo con i tempi, e non mi sembra che questo sia chiaro a molti di coloro che intendono guidare sia il paese che il Settore dei giochi. L’ISTAT ce lo dice con i numeri: in Italia sempre più vecchi e nascite in calo. Questo forse è alla base di programmi per vecchi che nell’immobilismo e nella paura del cambiamento ripongono erroneamente speranze di mantenimento di vita.

Si badi bene, vecchio non va inteso come una funzione dell’età anagrafica: abbiamo in Italia menti lucidissime e capaci di vedere oltre, anche in persone che per età sono considerate vecchie. Ma vecchio è l’eccesso di burocrazia, vecchia è l’idea che attraverso questa si voglia controllare o gestire il paese. Vecchi sono anche troppi presunti giovani che senza qualità credono o sperano di poter ricoprire incarichi di potere. Vecchio è chi gli dà spago.

C’è ancora scollamento tra il web come realtà e la percezione che se ne ha da noi. Ho sempre sostenuto da studioso accademico del diritto dell’informatica che il web è uno strumento non una realtà parallela, e come tale va vissuto. Ancora non ci siamo. Ecco dove bisogna accelerare: non su repressione e mantenimento di posizioni conservative ma sulla educazione digitale e sulla rapidità di reazione delle norme in accompagno allo sviluppo della società, anche nell’approccio al gioco. Ci vuole tempestività, coraggio, competenza e visione a medio termine.

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