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Il futuro della rete terrestre: la conferenza unificata

La Conferenza Unificata, convocata prima per giovedì 21 luglio 2016 per discutere l’intesa tra governo, Regioni ed enti locali “... concernenti le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico di cui all’articolo 1, comma 936, della legge 28 dicembre 2015, n. 208. (Legge di stabilità 2016)…”, è stata rimandata al 3 agosto pv.

L’incontro, che avrebbe dovuto decidere le sorti dell’industria concessa dei giochi e delle scommesse, è rimandato alla prima settimana di agosto (forse a causa di prese di posizioni dei comuni e regioni più importanti). Sarebbe ipocrita negare che la politica condotta dal governo del territorio contro l’intera industria del settore dei giochi pubblici (non è vero infatti che sul banco degli imputati ci siano soltanto gli apparecchi da intrattenimento) non abbia prodotto effetti devastanti per tutta la filiera. Non è legittimo far sviluppare un’industria, come quella del gaming, per poi negarle di procedere con piani di consolidamento, e correlati investimenti; è come se al proprietario di un’azienda agricola venisse negata l’acqua per irrigare i propri campi. L’acqua è vitale e serve a far crescere le piante che poi danno i loro frutti. Nel settore del gaming i piani di sviluppo servono anche per introdurre quei nuovi prodotti che la domanda richiede. Che – ricordiamolo bene – viene altrimenti comunque sempre soddisfatta. L’offerta dell’industria deve essere al passo con i tempi, e per questo deve avere margini di operatività: non può essere ingessata da norme e/o regolamenti illogicamente restrittivi, per di più troppo spesso privi di fondamento giuridico e scientifico.

Per dare un futuro al settore del gaming, la speranza è che la riunione del 3 agosto pv sia propositiva e si concluda con un accordo. Qualora anche in quest’occasione dovesse uscire una fumata nera, si rischia che l’attuale crisi si trasformi in un punto di non ritorno. Il settore dovrebbe costituire una priorità per il governo – centrale e del territorio – e non semplicemente una terra di confine dove dare sterili e improduttive dimostrazioni di forza.

L’oggetto dell’ordine del giorno – che si rammenta è il primo a trattare il tema del settore dei giochi e delle scommesse; nelle precedenti convocazioni era stata data priorità ad altri temi – è individuato ne “..l’intesa tra governo, Regioni ed enti locali concernenti le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico di cui all’articolo 1, comma 936, della legge 28 dicembre 2015, n. 208.” Leggendolo, almeno le intenzioni sembrerebbero buone. Dovremmo confidare in coloro che si siederanno intorno al tavolo; sperare che abbiano le idee chiare e soprattutto che non si facciano condizionare da fattori esterni di natura solo mediatica. Fattori questi troppo spesso improduttivi che anzi demoliscono senza ricostruire. Peraltro rendendo il terreno fertile per la sola illegalità.

Ed invero – come è stato ampiamente dimostrato – dove è stata attuata una politica particolarmente restrittiva nei confronti del settore dei giochi e delle scommesse, si è dato spazio al gioco illegale. Si pensi alla provincia autonoma di Trento e Bolzano ed ai totem. Laddove la domanda dei consumatori, abituati a giocare e senza avere l’indirizzo dalle autorità locali per poter distinguere tra offerta legale e quella illegale, si sono affidati al circuito illecito del gambling: i totem c.d. “punto com”. Di questo si è reso ben conto il Legislatore, che con la legge di Stabilità è intervenuto ancora sul tema andando ad inasprire le sanzioni. Di contro, invece, il governo del territorio sembrerebbe non aver imparato dagli errori, che potrebbero anche sfuggirgli di mano se non aumentare i casi di ludopatia (il consumatore non è affatto tutelato). Ed ancora, le entrate dell’erario subirebbero una sostanziale diminuzione.

Ci augureremmo di assistere invece all’avvio della nuova rete in vista del prossimo bando di gara piuttosto che rendere attuali pagine di letteratura come le seguenti “…andarano su per la scaletta, poi per un ballatoio di pietra che dava sulla strada parallela, e bussarono a una porticina, già schiusa e da dove usciva un po’ di luce. Una mano dal di dentro aprì e essi si trovavano in una cucina piena di gente silenziosa raggruppata intorno alla tavola. Sei o sette giocavano a zecchinetta; gli altri, stretti contro le parti o il secchiaio pieno di patti ancora sporchi, stavano a guardare” (Pasolini, Ragazzi di Strada, pag. 95).

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