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Le criticità della rete Bersani: superare la fase 1

Dopo quattro anni dal bando e tre anni dall’attivazione della rete Bersani è tempo di fare il punto, e rispondere a quelle domande imbarazzanti che vengono poste oramai sempre più spesso: ma la rete è definitivamente partita? La differenziazione tra base sportiva e base ippica è stata produttiva? La rete ha ridotto sul territorio la concorrenza sleale da parte di chi raccoglie gioco senza autorizzazioni? La risposta per tutte, ci duole ammetterlo, è un no.

Tacere o peggio ignorare, equivarrebbe a rendere vano tutto – ed è assai – quello che di positivo questa riforma ha portato. E per progredire ancora, bisogna affrontare i nodi irrisolti. Dunque, la rete non è partita. Per l’ippica la mancata attuazione è ancora più evidente. La distinzione ha contribuito anzi ad accelerarne la crisi, se si pensa che gli stessi corner ippici – definiti da alcuni “i PDC legali” – non sono un prodotto appetibile proprio per la limitazione delle tipologie di gioco che offrono, tanto che molti operatori rischiano di vedere sfumato il proprio investimento. Del resto negli schemi di convenzione vigono ancora quei “paletti” che hanno contribuito ad impantanare l’attivazione nei meandri della burocrazia. Tutt’ora si impone al concessionario l’attivazione dei propri punti di raccolta di gioco (sia su base ippica, che su base sportiva) entro diciotto mesi dalla data di stipula della convenzione, facendo ben presente che il “mancato esercizio di diritti per l’apertura di punti di vendita di (…..), entro i termini” menzionati “ne determina la decadenza”.

Ecco una regola rigida che ha perso il poco senso che aveva con il passare del tempo, per tanti motivi ben noti a tutti: sono stati assegnati meno diritti di quelli messi a bando; non ne trae beneficio lo Stato che potrebbe invece semplicemente far pagare un canone e una penale; non tiene conto dei fenomeni di mercato, considerate le oggettive difficoltà ad attivare punti di vendita di gioco pubblico presso esercenti ai quali operatori privi di scrupoli offrono di raccogliere gioco in barba alle norme del settore; e mentre qualcuno rischia di perdere il diritto, si intensifica senza rallentamenti il triste fenomeno dei CTD.

Altra anomalia, i vincoli per il trasferimento dei punti di raccolta di gioco:

  • per la rete sportiva è consentito il trasferimento dei punti di vendita di gioco sportivo in ubicazioni diverse da quelle previste al momento della sottoscrizione della convenzione, nell’ambito dello stesso comune ovvero in comuni non coperti da punti di vendita di gioco sportivo;
  • per la rete ippica è consentito, il trasferimento dei punti di vendita di gioco ippico in ubicazioni diverse da quelle previste al momento della sottoscrizione della convenzione, nell’ambito della stessa provincia.

Non si comprende il motivo del distinguo tra le modalità di trasferimento tra le due reti: i punti sportivi si possono spostare anche in comuni non coperti dal servizio di raccolta, mentre per i punti ippici, colpiti inesorabilmente dalla crisi, questa regola non vale. A prescindere da facili ironie, è evidente quanto inutile la disparità di trattamento. Peraltro è noto che a seguito del bando c.d. “Giorgetti”, che ha inteso sanare il nodo delle concessioni ippiche “storiche”, è passato il principio della non terrritorialità. Cioè, più semplicemente, è possibile installare il punto di raccolta di gioco pubblico autorizzato dove si vuole, senza alcun vincolo. E considerati gli sforzi importanti del Legislatore e degli addetti ai lavori di omogeneizzare ed unificare la rete (tale sarà il senso del prossimo decreto di riordino), perché non rimediare agli errori fatti abolendo inutili termini decadenziali e sposando il principio della non territorialità dell’ultimo bando ippico? I concessionari sono più disposti a risolvere eventuali problemi di concorrenza tra loro piuttosto che lottare su due fronti, quello regolamentare desueto e quello dell’illegalità.

Queste, ed altre modernizzazioni della normativa Bersani, possono infatti costituire un’ottima arma per combattere sul territorio quei fenomeni illegali connessi alla raccolta del gioco e scommesse.

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