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È primavera: ma anche per i giochi ?

Di questi tempi neppure la notizia che lo scorso sabato dopo un’attesa che durava dal 30 agosto 2012, è stato centrato un “6” al Superenalotto da 53,2 milioni di euro, ha avuto un effetto terapeutico sulla comunicazione del mondo dei giochi.

Eppure la notizia sembrerebbe avere tutti i crismi del “politically correct”: si tratta infatti di una quarantina di amici che hanno fatto centro giocando in una edicola del paese. I fortunati vincitori sono tutti del luogo e – sembrerebbe – tutte persone che di questi soldi ne avevano un gran bisogno, perché cassaintegrati ed in parte senza lavoro. Della vincita però non è stato dato risalto nei tg e nei media nazionali. D’altronde solo le brutte notizie connesse al gioco pubblico fanno audience. Per sentirne parlare dobbiamo solo sperare (ironicamente si intende..) che qualcuno dei vincitori sia almeno legato ad una cosca. Personalmente sono un fan della normalizzazione: se tutti dobbiamo fortemente credere che il paese possa vedere una nuova primavera caratterizzata da progetti propositivi, questi dovranno riguardare anche il settore dei giochi, per il quale i triti e ritriti luoghi comuni negativi hanno costituito solo un fallimento. E quanto a primavera, il momento attuale sembra propizio: mercoledì 20 marzo, dopo tanto penare, sono state sottoscritte le nuove dodici nuove concessioni per la realizzazione e conduzione della rete per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da intrattenimento e divertimento.

 Il settore è di quelli piu in discussione, e la responsabilità in capo ai concessionari va via via aumentando, divisa tra esigenze di impresa, difficili equilibri istituzionali e turbolenze sul territorio. Non ha aiutato certo una rappresentanza associativa prona a logiche di subordinazione, più attenta a compiacere per essere accettata che alle istanze dei propri associati. Proposte populiste di riduzione degli apparecchi, che non tengano conto del grado delle norme (primarie appunto) eventualmente necessarie, dell’impatto sul territorio e dei piani di investimento già fatti in base alle norme in vigore, ed anche della gara finalmente conclusa, dove sono state richieste garanzie onerose in base ai numeri degli apparecchi da intrattenimento di cui all’art. 110, comma 6 a, TULPS, non sembrano essere la ricetta giusta. Sarebbe invece opportuno, ad esempio, studiare insieme alle competenti autorità (Min. Interni, autorità locali, ADM etcc) un nuovo piano di collocamento, anche e soprattutto delle sale dedicate che ospitano sia VLT che AWP, la cui apertura – dato l’acquisto a caro prezzo dei 57.000 diritti da parte dei concessionari ed la conseguente attivazione – è da una parte obbligata e da un’altra indiscriminata. E sebbene come ci ha ricordato il neo eletto Presidente del Consiglio di Stato citando il suo predecessore, il ruolo della magistratura amministrativa è quello di sindacato di legittimità degli atti amministrativi e non quello del merito, la correzioni attuate dai giudici sempre più spesso “rimettono in carreggiata” proprio quel merito. A tal proposito si riporta un’ordinanza della scorsa settimana del Tar di Milano che ha sospeso il provvedimento del Comune di Milano che determinava gli orari di apertura e chiusura delle sale giochi. Il collegio ha ritenuto che il provvedimento doveva essere sospeso in quanto si ravvisava “un pregiudizio grave ed irreparabile integrato dal possibile licenziamento dei dipendenti appositamente assunti per garantire lo svolgimento del servizio durante il programmato orario di apertura”. Ecco dunque una valutazione sostanziale, da un angolo diverso di visuale, degli effetti di un atto amministrativo apparentemente dettato (da quanto appreso dalla ricorrente) da motivi sociali. Si è dato atto che l’esercizio di Milano in quanto esercizio commerciale previsto ed autorizzato per legge, e che dà lavoro, ha pari dignità di qualunque altra intrapresa.

 Lasciando quindi altro tipo di considerazioni morali e di opportunità, a chi di competenza, dunque il legislatore. Aria di primavera di questo strano anno dovrebbe avere la prossima assegnazione dei 2000 diritti per la commercializzazione del gioco pubblico sia su base che su base sportiva. Passata la bufera che ha visto annullare due settimane fa l’apertura delle Buste B per la comparazione dell’offerta economica, a seguito di un decreto cautelare del Tar Lazio poi revocato, se non ci saranno altre sorprese la gara, definita come la più breve tra le concessioni, potrà essere portata a compimento. A scapito della breve durata (tre anni o forse qualche mese in meno), si confida che i nuovi punti di raccolta, che potranno raccogliere sia il gioco su base ippica che su base sportiva, siano resi competitivi da subito grazie alle conseguenze che dovranno mettere definitivamente fuori gioco i loro più pericolosi competitor, meglio noti come CTD. Nei confronti di questi ultimi il piano di accerchiamento messo in atto dall’Amministrazione sta iniziando lentamente a prendere corpo. Ne sono la riprova alcune importanti decisioni giudiziali, le azioni di accertamento della GdF e delle Entrate, la raggiunta consapevolezza della insostenibile anomalia di certe situazioni. Certo il prezzo da pagare è alto: è infatti nostra opinione che queste battaglie mediatico-giudiziali intraprese dai CTD siano in buona parte la causa della negatività che oggi rischia di delegittimare l’intero sistema dei giochi. Ne stanno subendo le dure conseguenze concessionari dei giochi pubblici, soprattutto i piccoli, travolti incredibilmente dalla stessa onda di legalità e controlli che dovrebbe spazzare via la loro concorrenza. In altre parole, non se ne può più.

L’articolo è stato pubblicato sul sito “Tsonline”.

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