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Giochi bollenti

Anche nell’agosto delle ferie il gioco si è reso protagonista, volente o nolente. Da una parte gli esiti delle prime sperimentazioni VLT, la verifica degli andamenti (viziata naturalmente dalla stagione e dall’esiguità delle macchine attive), i collaudi e la messa a punto dei sistemi di controllo in remoto. Dall’altra – in negativo – il convolgimento del settore in vicende a sfondo politico, dove sembra sia lecito ipotizzare tutto, fuorchè nell’interesse di chi.

L’unica notizia – vera – che dalla sgradevole vicenda manca, è quella del recupero dal nero profondo di un intero comparto, con produzione di gettito erariale notevolissimo (prima inesistente) e dell’emersione conseguente dell’intera filiera, dai produttori agli esercenti. Che nel processo ci siano e ci siano state (e ci saranno) dispersioni e sacche di illegalità, est in re ipsa, direbbero i nostri padri latini (anche quelli galli o celti, naturalmente..). Altrimenti i Monopoli di Stato, la Guardia di Finanza, i concessionari, che ci starebbero a fare? Ma lasciam perdere, a noi cale solo la legalità del settore, il suo sviluppo in circuiti controllati, e soprattutto il bene dello Stato, chiunque lo rappresenti. Come manipolarlo è compito – indesiderato – di altri.

Intanto il sole matura l’Europa dei giochi. Dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo in autunno sono attese decisioni cruciali, quelle sulla Germania e sull’Austria. Mentre per quest’ultima è in ballo la legittimità della nuova normativa, per la Germania si tratta in realtà di piu casi, dove è messa in gioco la tenuta dell’arcinoto Trattato sottoscritto dai 16 Lander, che bandisce il gioco on line (salvo si tratti e/o sia gestito da lotterie facenti capo agli stessi). Mentre pende anche l’ennesimo caso italiano (Cifone + altri) che la Cassazione penale ha rimesso alla Corte europea perche valuti ancora una volta la legittimità – in relazione al Trattato UE – della normativa italiana in tema di raccolta di scommesse. Insomma, la solita solfa delle barriere all’ingresso, del “peccato originale” come noi lo abbiamo definito, e cioè l’esclusione paventata di società straniere (per gli ultimi 11 anni giusto un paio…) dalla partecipazione ai bandi del 1999. Anche se si è notata da un anno circa un maggiore presa di coscienza sul tema gioco da parte della Commissione, non speriamo che la CGE detterà una massima risolutiva. Per assurdo, questa forse nuocerebbe più a chi di questa battaglia a chi ne ha fatto un’attività piu che lucrativa. Vedremo. Tornando a noi, se dovessimo dare a ogni stagione i suoi giochi, all’estate, quella delle ferie e delle vacanze (diverse, si sa..) daremmo i comma 7 e il Superenalotto. Troppo caldo per il poker on line, pochi eventi per le scommesse, poco tempo per i comma 6a. I 7c però oggi sono in empasse, schiacciati tra la presunzione d’illiceità e la redditività spinta dei comma 6, a) e b). Eppure nei paesi lungo gli ottomila kilometri di coste italiane se ne trovano a bizzeffe d’estate. Già, perché la categoria dei comma 7 (a) e c)) è ampia: svaria dalle freccette alle giostre, passando per le pesche di abilità, le grù (7a), e i mille videogiochi (7c). La norma sul contingentamento però crea problemi ai gestori ed esercenti di comma 6a, e a pagarne le conseguenze sono proprio gli apparecchi 7c. Illogico – si dice – mettere accanto giochi vietati ai minori e giochi dedicati proprio ai minori, sanzionando addirittura l’eventuale manacato rispetto della norma, proprio quando per i comma 6b esce uno specifico elenco di luoghi autorizzati all’installazione dove caratteristica principale è lo spazio chiuso e separato. Se ne dovrebbe dedurre che i comma 6a siano accessibili senza limiti d’età, o siano in fondo così a buon mercato che se anche ci giocasse un minore, beh, poco male. O forse che i 7c tanto non li mette nessuno, o che se ci sono performano almeno quanto i 6a (grave!), o che anche i 7c installati vicino ai 6a sono vietati ai minori. Le associazioni di categoria sono già all’opera sul punto, ma per il momento le priorità sono altre, come quella di capire quanto resta effettivamente in tasca sulle VLT, se e quando si farà la gara per le concessioni di rete dell’intrattenimento, quanto continueranno a produrre le 6a e se non si debba omologare qualche AWP3 più performante. I 7c intanto aspettano e soffrono. Eppure, a voler ben leggere l’art 110 TULPS, sarebbero loro i prìncipi degli apparecchi da intrattenimento, proprio quelli senza vincita in denaro: più intrattenimento di così..

Magari qualcuno che ci è veramente affezionato sta immaginando una normativa mutuata dalle VLT, proprio per loro: sale dedicate, giochi gestiti con tecnologia server based, etc etc. così da dare dignità e senso anche a questo tipo di gioco. Ma nel paese di Arlecchino e Pulcinella, dell’evasione fiscale elevata ad arte, del NYMB (Not In My Back Yard, cioè: bei propositi, giusto! basta che non tocchino me) la decisione non è facile: immaginiamo già i primi commenti “.. e così rinascono sotto mentite spoglie i video poker.. ” “.. ecco, diamogli pure questa possibilità, che ci fanno subito il business.. “. Certo il passato non aiuta, ma in questo settore le cose poi cambiano, magari repentinamente. Cosi è, per adesso.

L’articolo è stato pubblicato sul giornale bisettimanale “TS”

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