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L’armonizzazione del settore del gambling

Un anno fa il vice presidente dell’unità locale online e postale, e direttore generale mercato e servizi interni della Commissione Europea, Harrie Temmink, dichiarava senza remore che la Commissione europea non aveva alcun interesse nel cercare un’armonizzazione del settore dei giochi d’azzardo.

Per Temmink una simile proposta della CE sarebbe destinata a fallire, in quanto contrastata dai vari Stati membri. La CE non puntava sull’armonizzazione di una legislazione specifica come quella del settore del gioco.

Secondo Temmink  il motivo era che il tema avrebbe dovuto essere adottato dal Consiglio e dal Parlamento europeo. Egli comunque dichiarava che:

1) la CE aveva, o meglio, avrebbe avuto ancora un ruolo chiave nel garantire che i regolamenti di gioco sulla commercializzazione del gioco venissero equamente applicati dagli Stati membri;

2) era comunque compito degli Stati membri, sia in regime di monopolio che di licenze, applicare le procedure corrette;

3) la Commissione era interessata comunque a raggiungere un concetto di coerenza globale di politica sul gioco.

A tal proposito Temmink rilevava che la CE nel corso del 2015 aveva emesso 46 notifiche, 24 risposte, 16 commenti e 8 pareri circostanziati.

A distanza di un anno, mentre il vento della Brexit sta influenzando anche altri paesi, gli organi Europei sembrano prestare più attenzione al settore dei giochi e delle scommesse. Sempre Temmink, la scorsa settimana a margine di un incontro che si è tenuto a Malta, ha dichiarato che la Commissione UE starebbe per realizzare uno studio sull’oscuramento dei siti non autorizzati e sul blocco dei pagamenti nei paesi membri dell’Unione. La Commissione avrebbe bisogno di un’informazione completa su cosa gli stati Ue stanno facendo per eliminare il problema del gioco online non autorizzato. L’obiettivo della Commissione sarebbe quello di spostare i giocatori dai siti illegali a quelli regolati. Fondamentale, sempre per Temmink, sarebbe il dialogo tra operatori e regolatori nazionali.

Dopo circa un anno Temmink sembra aver cambiato idea, in quanto è arrivato ad affermare che sebbene politicamente sia praticamente impossibile un’armonizzazione della normativa in materia di giochi e scommesse, si potrebbe arrivare ad una direttiva sul rilascio delle licenze, o quanto meno attuare una politica comune di contrasto al gioco illegale. Il futuro, almeno in questo particolare contesto storico dove va di moda alzare i muri, è quello di regolare mercati nazionali in maniera accettabile, non consentendo agli operatori di vendere gioco in Paesi europei in cui non si possiede una licenza a tutela del consumatore/ giocatore e delle fede pubblica. Sembrerebbe poi, almeno da quanto dichiarato sempre nel corso del convegno a Malta dal vicepresidente, che sia in esame lo studio delle modalità di irrogazione delle multe a livello Ue per gli operatori che non hanno licenze nazionali, sempre per contrastare il gioco illegale, e che saranno identificati dei parametri validi per tutti.

Il contrasto al gioco illegale deve essere sicuramente un obiettivo, che potrebbe rappresentare un primo step per procedere verso una completa armonizzazione di fatto della materia dei giochi e scommesse. Oggi più che mai, infatti, è necessario attuare una politica comune contro il gioco illegale, che soprattutto nel nostro Paese, sta nuovamente prendendo piede, anche se siamo stati i genitori del gioco on line e già da anni attuiamo una politica di contrasto, grazie al decreto sull’oscuramento; introdurre sanzioni, anche esemplari, a livello comunitario contro i soggetti che non vogliono sottostare a regole comuni per eludere anche il sistema erariale e fiscale dei singoli Stati membri, potrebbe essere un ottimo deterrente.

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