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L'unione contro le politiche restrittive degli Stati Membri

Lo scorso settembre veniva inviato alla Commissione europea, per il consueto periodo di stand still – in attuazione della procedura 98/34/CE – il  “progetto di legge recante modifiche delle norme relative al diritto in materia di giochi d’azzardo” che dispone il quadro normativo necessario all’applicazione della modifica della convenzione di Stato sui giochi d’azzardo nel land tedesco dello Schleswig-Holstein.

Le principali modifiche della normativa esistente riguardano l’illiceità dei giochi di casinò online, la riduzione del numero di concessioni accordate agli operatori di scommesse sportive, nonché l’illiceità della scommesse sportive legate ad un evento. La legge di attuazione del Land disciplina e concretizza nella sostanza la procedura relativa alla concessione delle licenze, la quale continua comunque ad essere di competenza regionale. Sempre nell’ambito della procedura 98/34/CE si legge che “(…) la modifica..” della menzionata normativa e quindi la volontà del legislatore tedesco“..risponde alle indicazioni della Corte di giustizia dell’Unione europea e mira alla creazione di un’offerta di giochi d’azzardo in Germania che risulti conforme alle disposizioni del diritto dell’Unione e del diritto costituzionale. Il legislatore è pertanto tenuto a disporre una normativa nazionale coerente e sistematica concernente il diritto in materia di giochi d’azzardo.”.
Il governo UE non sembrerebbe essere dello stesso avviso, ed infatti la scorsa settimana la Commissione europea nell’ambito delle proprie funzioni, con un parere circostanziato sembrerebbe aver bocciato le proposte di modifica alla  legge relativa al gioco pubblico per il Land dello Schleswig-Holstein. Le nuove normative sembrano essere infatti restrittive e contrarie alle regole del trattato UE. Se venisse approvata l’attuale proposta della legge in stand still fino al 7 gennaio 2012, il Land dello Schleswig-Holstein adotterebbe per il gioco pubblico  un  sistema regolatorio proibitivo e restrittivo che vieta il poker online ed i casinò e impone un regime fiscale non competitivo limitando l’offerta delle scommesse online a sole 20 licenze.

Quest’onda di politiche restrittive che vorrebbe adottare la Repubblica federale tedesca, sembra lambire anche nel nostro Paese.

In Italia, forse a causa della crisi, della pochezza di argomenti ad effetto spendibili dai politici di turno e di una caccia alle streghe che oramai colpisce tutto il settore, sia on line che terrestre, il gioco pubblico regolamentato sta subendo una vessazione oramai quotidiana.
Le ragioni alla base di questo fenomeno sono poche, e se concreti elementi di preoccupazione e di attenzione ci sono –est in re ipsa come direbbero i nostri padri- ci si dimentica che quella connessa al gioco pubblico legalizzato controllato è un’industria che oltre a permettere proprio queste inveterate critiche, rende un settore buio, trasparente e monitorabile dallo Stato, oltre a garantire lavoro a molte persone.
Ci si dimentica altresì che il nostro modello di gioco pubblico è stato copiato a livello europeo, proprio in quanto rappresenta una tutela per tutti i componenti della filiera: il consumatore, lo Stato e gli operatori, titolari di concessioni per il gioco pubblico. La criminalità organizzata certo non si darà per vinta: ha tentato in diverse occasioni di avvicinarsi a questo settore e continuerà a tentare, magari alzando il livello, ma grazie ai sistemi di controllo disposti dalle normative ed anche dai sistemi tecnici messi a punto dal Regolatore, i tentativi potranno essere – come lo sono stati in tanti casi noti – debitamente tamponati e fermati.
Quella che a nostro avviso è una sacrosanta attenzione che deve mantenere lo Stato attraverso tutti gli organi competenti, e perché no anche attraverso le pressioni di parlamentari che prendono a cuore la questione, non deve però (pessima abitudine italiota) trasformarsi in crociata santa. Gli effetti – e qui ci stupiamo della superficialità di certe proposte e commenti “anti” e basta – anche morali, sarebbero talmente controproducenti che poi ci dovremmo scagliare tutti contro chi li ha provocati in una seconda crociata santa… Sarebbe quindi un grave errore non portare a termine la regolamentazione del settore iniziata in maniera determinante nel 2006 con il primo decreto Bersani. E se da un lato bene ha fatto il Direttore di AAMS, anzi, Dogane e Monopoli, a dichiarare che bisogna consolidare l’esistente, manteniamo costante il passo con il mercato attraverso quelli che abbiamo scelto come fiduciari per l’esercizio di questa attività sensibile, e cioè i concessionari, evitando che possano essere mangiati dagli illegali.
Prestiamo poi attenzione al non fornire norme di condotta a realtà già (o meglio, da sempre..) esistenti quali quelle del poker live. Non si tratterebbe infatti di mille nuove sale da gioco – e qui concordiamo con il Direttore – ma una buona regolamentazione potrebbe essere un deterrente per coloro che continuano ad operare al limite della legalità, ed anche un danno evitato all’erario che per questi attività para illegali non ha alcuna entrata a titolo d’imposta. La regolamentazione del poker live è prevista sin dal 2009 con la legge n. 88/09, la gara più volta rimandata dovrebbe essere indetta entro il prossimo gennaio. Il decreto legge n. 16/12, convertito nella legge n. 44/12 ha modificato il decreto legge n. 98/11, convertito con integrazioni nella legge n. 111/11, sostituendo le parole: «entro il 30 giugno 2012» (lo stesso termine della gara per i giochi pubblici su base ippica e su base sportiva) con le seguenti parole: «entro il ° gennaio 2013».
Anche se come è probabile (ed in questa forma diremmo anche auspicabile) il termine non dovesse essere rispettato, saremmo del parere che una soluzione vada trovata (noi la avremmo anche studiata..). Anche per evitare che il contenzioso si alimenti e che qualche destabilizzatore patentato inneschi altre procedure  davanti la Corte di Giustizia, che non costituiscono mai un buon biglietto da visita per l’Europa. Fornire regole in un mercato libero non significa alimentare il gioco pubblico, ma canalizzare quello nero e grigio in circuiti leciti e controllati.

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