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Arriva il libro verde europeo

Un fatto è certo: non ci sarà una direttiva comunitaria sui giochi. Lo aveva detto il Commissario per il Mercato Interno McCreevy, strenuo difensore degli operatori del cosidetto mercato libero, lo ha ribadito il neo commissario Barnier, che ha veicolato quella spinta sugli stati membri per portarli a regolamentare il gioco. Ed ecco che dopo tanta attesa viene pubblicato il Libro verde da lui promosso.

E’ di fatto un’inchiesta, come quella indagine conoscitiva del nostro Senato iniziata nel 2002, e sulla scorta di quella alla base dello studio commissionato nel 2004 allo Swiss Institute of Comparative Law con una gara (dove il sottoscritto si classificò secondo NDR), e conclusosi due anni dopo. Certo un’indagine questa assai piu consapevole, dato che da allora il mondo del gioco ha fatto passi da gigante. Ed è forse proprio questo l’ostacolo maggiore: il tempo. Più se ne impiega, più le condizioni saranno mutate al momento del rilascio dei risultati, rendendo meno efficaci le soluzioni che sulla scorta di quei risultati si potranno applicare. Con il green paper riteniamo si intendano creare le fondamenta per la condivisione di principi da rispettare da parte degli stati membri nell’affrontare una regolamentazione del gioco online. Ciò attraverso un’ampia consultazione pubblica che tenga in considerazione le problematiche di mercato derivanti dal rapido sviluppo di giochi leciti e “illeciti” on-line offerti ai cittadini degli Stati membri. La consultazione mira a raccogliere informazioni in merito all’esistenza e all’entità dei rischi sociali e di ordine pubblico connessi alla raccolta del gioco, e cerca inoltre contributi sugli strumenti normativi che i singoli Stati membri utilizzano o potrebbero utilizzare per garantire la tutela dei consumatori e la salvaguardia dell’ordine pubblico. Infine, la consultazione dovrebbe contribuire a valutare se le attuali norme applicabili ai servizi di gioco d’azzardo on-line all’interno della comunità, siano idonee a garantire la coesistenza globale dei sistemi nazionali ed a raggiungere più efficacemente gli obiettivi della loro politica. I servizi di gioco on-line oggi sono offerti e utilizzati nello spazio comunitario, e l’importanza economica del settore sta diventando rilevante. L’offerta on-line, con il 7,5% della raccolta annua del mercato del gioco nel 2008, è il segmento del gaming in più rapida crescita, e le previsioni per i prossimi anni confermano questo dato, addirittura ipotizzando che la raccolta possa raddoppiare entro il 2013. Sotto il profilo tecnico-normativo nel green paper si evidenzia come l’attuale quadro normativo sia molto diverso nei vari Stati membri. Mentre alcuni Stati membri limitano o addirittura vietano l’offerta di giochi, altri sono più aperti, e molti hanno recentemente rivisto la loro legislazione o sono in procinto di farlo. Ciò in quanto l’avvento di Internet ed il rapido espandersi delle possibilità di gioco on-line hanno contribuito allo sviluppo di un’offerta crescente di servizi connessi ad un mercato transfrontaliero non autorizzato, che consiste sia in un mercato nero (con clandestini privi di licenza di scommesse e giochi, anche da paesi terzi) che in un cosiddetto mercato “grigio” (operatori muniti di regolare licenza in uno o più Stati membri che offrono i servizi di gioco ai cittadini di altri Stati membri senza aver ottenuto una specifica autorizzazione in quei paesi). Questo mercato non autorizzato resta accessibile ai consumatori, sia a causa della tolleranza de facto dei singoli Stati membri  che  della mancanza di un’applicazione efficace dell’apparato normativo esistente (si pensi al nostro Paese ed ai divieti imposti dalla legge n. 401/89, e dall’art. 88 TULPS per il gioco a terra). Alla luce delle tendenze più recenti, le restrizioni imposte al gioco  on-line da ciascuno Stato membro continueranno a variare notevolmente, con la conseguenza che quella che è (o sarà) considerata un offerta legale in uno Stato membro, continuerà ad essere considerata “illegale “(in quanto non implicitamente o esplicitamente autorizzata) nel territorio di altro Stato membro. Da qui il green paper e le consultazioni che ne deriveranno. Lo scopo della Commissione è dunque quello di contribuire, attraverso la consultazione e il coinvolgimento attivo degli Stati membri, del Consiglio e del Parlamento europeo, alla nascita di un quadro giuridico “unitario” per il gaming  on-line, che possa garantire una “maggiore certezza giuridica” a tutte le parti interessate. Lotta alla ludopatia, sicurezza e legalità: questi sono per il momento gli obiettivi che Commissione Europea vorrebbe raggiungere. Il documento – viene ben evidenziato – non ha l’intento di scavalcare le leggi degli Stati Membri in materia di gioco online, casomai di armonizzare i principi alla base dei vari regolamenti adottati, e offrire risposte a quesiti di pubblico interesse sulla materia, favorendo lo scambio di informazione tra i paesi. Le consultazioni saranno aperte fino al 31 luglio: l’occasione è importante per costruire le fondamenta di un gioco on line unitario e sicuro. Al momento gli stati europei ad aver autorizzato i giochi online sono Gran Bretagna, Italia, Belgio, Svizzera, Irlanda, Danimarca, Francia, Malta e alcuni Paesi dell’Europa dell’Est come Lituania, Slovacchia, Lettonia, Estonia e Bulgaria. La Spagna e l’Olanda hanno recentemente avviato un processo di regolamentazione, mentre in Germania seppur il gioco online sia molto diffuso, non è ancora regolamentato. Svezia e Norvegia, dove vigono restrizioni, hanno da poco attuato alcuni dispositivi di controllo delle scommesse sportive. Oltre ai parametri per l’ottenimento della licenza, la tipologia di giochi offerti e le relative modalità, il  problema ad oggi più sentito è il regime di tassazione estremamente divergente in ogni Stato membro. Molti operatori, tra cui alcuni italiani, che hanno ottenuto dall’Arjel la licenza per offrire i  giochi online in Francia, vorrebbero una revisione della tassazione, giudicata troppo alta dal momento che rappresenta il 50% degli introiti reali. Il governo spagnolo avrebbe invece riconosciuto che la tassazione che intende applicare, sulla raccolta invece che sui profitti lordi, tutela solamente gli interessi erariali a danno degli operatori di gioco. Da una parte quindi va ricercata una tassazione adeguata e per quanto possibile omogenea e competitiva, che si concretizzi nel giusto compromesso tra i sistemi “leggeri” e quelli un po’ più “pesanti”, che tuteli gli operatori e consenta di incassare il giusto ai vari stati, dall’altro continuare a perseguire gli obiettivi dichiarati come quello di assicurare forme di garanzia e tutela dei giocatori. Il passaggio del Libro Verde è importante e complesso: il nostro Stato ed i nostri operatori devono essere parte attiva nel lavoro avviato dalla Commissione, e non solo per esaltare il  nostro modello operativo, che resta attuale e costituisce un buon esempio per tutti. 

L’articolo è stato pubblicato sul giornale bisettimanale ”TS”

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