Devoluzione sì, ma a certe condizioni
Un'altra voce storica del betting italiano che c'è dalla 'preistoria' del settore passando per la liberalizzazione del 'Bando Bersani' per arrivare, quindi, alla situazione di stallo questi mesi è Stefano Sbordoni, legale esperto di sportsbetting dello studio omonimo.
Poche novità, però, in questa fase di stand by: "I ritardi della produzione dei bandi di gara del settore delle scommesse sono ormai ingestibili e non abbiamo elementi che possano far immaginare una soluzione repentina di questa vicenda. Mentre il governo sembra indebolirsi mediaticamente dopo le ultime elezioni amministrative e gli enti locali non ne escono rinforzati, chi ha vinto in alcune amministrazioni potrebbe produrre l’ennesimo regolamento improvvisato. A Roma? Già si era preparato qualcosa dall'amministrazione precedente e vedremo cosa verrà messo in atto".
Quindi cosa servirebbe? E quali sono i rischi che corriamo se la politica continua a non prendere posizione? "Servirebbe una virata netta e decisa da parte del Governo. Purtroppo non sembrano intenzionati a farlo. Il vero rischio è che si rimandi tutto a dopo il referendum costituzionale di novembre. E tutti i politici continuano a usare i soliti argomenti sul gioco, ridurre, tassare e regolare. Nessuno mostra posizioni dalle quali ripartire e provare a lavorare". C'è un problema di approccio nell'ambiente normativo: "Le norme vanno risistemate, questo è fuori discussione. Ma anche l'effetto giudiziario. Quando i giudici fanno i politici vanno avanti per la loro strada e non sentono ragioni: il gioco va ridotto, questa è la decisione, senza addurre motivazioni. Se a questo uniamo un evidente problema di rappresentatività del settore che non è all’altezza, il quadro è completo".
Anche la Conferenza Unificata Stato-Regioni subisce gli ennesimi rinvii: "Gli enti locali non rilasciano l’ostaggio gioco pubblico, lo usano come scudo umano e per le varie trattative. Il pericolo è che se nessuno riesce a liberarlo, prima o poi lo lasceranno morire. Se esiste un riscatto? Sì, ma cambia volta per volta, quando arrivi vicino all’accordo cambiano le carte in tavola e non si riesce a chiudere la trattativa".
In queste pagine parliamo di devoluzione, federalismo fiscale del gioco, che ne pensa Stefano Sbordoni? "C'è un problema neanche secondario di individuazione di competenze. Se stanzi questi soldi per la cura delle ludopatie allora confermi che sono loro che decidono chi sta male o no. E non può essere questa la soluzione. Sulla Sanità gli enti locali dovrebbero svolgere i loro compiti e rispondere alla normativa nazionale. Semmai gli andrebbe riconosciuto un ruolo di polizia e di controllo sul territorio a fronte del quale si possono destinare dei fondi dal gioco agli enti locali. Per adesso sembra davvero complesso correggere unitariamente le posizioni difformi di 8mila comuni italiani visto che tutti hanno da dire qualcosa e possono farlo liberamente perché nessuno gli va a fare le pulci o a contrastare le continue posizioni espresse dagli amministratori locali".
Eppure sarebbe tutto molto semplice giusto? "La distribuzione del gioco pubblico ha in se gli elementi atti a contenere la ludopatia. Se io metto a bando 15mila punti di gioco evidentemente sto distribuendo con caratteristiche insite alla moderazione e alla cura delle ludopatie. L'errore, comunque, fu fatto nella Legge di Stabilità dove doveva essere scritto che sarebbe stato misurato l'impatto sociale e ludopatico del gioco oltre a dover contenere già le risorse per le cure e la prevenzione. Potrebbe essere fatto con una norma ad interpretazione autentica. Altrimenti in questo modo si sta asserendo che il legislatore ha scritto una norma per produrre malati di gioco. Ma è ovviamente un problema di opportunità, fa comodo dire certe cose e condurre certe battaglie", conclude Sbordoni.