Domenica scorsa regalati 15 milioni di euro ai ctd. Intervento di Stefano Sbordoni
Un black out di cui né i Monopoli né Sogei vogliono parlare, i cui danni sono immensi e non solo riferibili al denaro perso, o regalato.
Domenica scorsa erano in campo Lazio, Parma, Atalanta, Udinese, e si attendevano i grandi eventi della serata, a partire dalla concitatissima, per usare un eufemismo, Juve-Roma fino a Fiorentina-Inter e Napoli-Torino, quando la rete dei concessionari di scommesse, quella gestita dai Monopoli di Stato e collegata al megacervellone di Sogei, è andata in tilt, non permettendo la raccolta di gioco per ben 10 ore e provocando, secondo le stime dei tecnici, un mancato incasso per oltre 15 milioni di euro.
I problemi hanno riguardato prima i siti Internet, fermi già dalla tarda mattinata, e poi le agenzie per la raccolta a terra che proprio domenica aspettavano il pienone. È la fredda cronaca di una giornata di straordinaria follia vissuta dai ricevitori di gioco, ossia da quella categoria di lavoratori che si occupa di raccogliere fisicamente le scommesse sportive piazzate dagli appassionati che, in occasione dei grandi eventi, si riversano in agenzia non solo per giocare, ma anche per guardare gli incontri, per discutere i pronostici e condividere un momento che non è solitario ma che diventa sociale, un po' come lo era lo studio e la preparazione della vecchia schedina del Totocalcio.
Domenica scorsa però ad essere vive e piene di appassionati non sono state le agenzie concessionarie ma i centri trasmissione dati collegati ad operatori non concessionari, senza nessun rapporto quindi con Sogei e perfettamente in grado di raccogliere gioco. Sui forum online dedicati alle agenzie autorizzate un gran movimento di commenti delusi e arrabbiati, mentre sui gruppi dei ctd si festeggiava una raccolta record, e si ringraziava "Aams" (il vecchio nome dell'Agenzia dogane e monopoli, che pochi vogliono abbandonare). Forse un "collo di bottiglia" procurato dalla mole di dati che affluivano alla rete, forse un errore umano nell'impostazione del totalizzatore: fatto sta che nessun commento è arrivato dai Monopoli di Stato, né da Sogei, ma gli operatori hanno espresso tutto il loro malcontento per un vero paradosso, come sottolineato dal presidente di Agisco, Francesco Ginestra, secondo cui "il blocco della raccolta delle scommesse sportive di domenica 5 ottobre dalle 14.00 in poi è un'ulteriore conferma di come Adm tiene in considerazione il lavoro dei concessionari di scommesse. Oltre a consentire – ha continuato Ginestra – l’esistenza e la permanenza sul territorio italiano di una rete parallela ormai più radicata di quella dello Stato italiano, gli regala il fatturato di una domenica calcistica e non si degna di dare alcuna comunicazione ai suoi concessionari e relativi scommettitori. Una vergogna. Se Adm non procederà autonomamente a risarcire i danni provocati, l'associazione promuoverà una “class action” per chiedere il risarcimento". Insomma, per l'Agisco quello fatto ai ctd è stato un vero regalo che ha portato anche problemi di ordine pubblico visto che i clienti delle agenzie autorizzate in alcuni casi non hanno preso di buon grado l'impossibilità di scommettere.
Da Utis, associazione storica dei ricevitori italiani, una reazione propositiva nei confronti dei Monopoli: "È stata una disgrazia da cui però si possono trarre insegnamenti. – Ha dichiarato il segretario generale dell'associazione, Stefano Sbordoni. – Tutti i sistemi informatici che poggiano su software e flussi di dati possono essere soggetti a problemi e la situazione ha assunto particolare rilievo perché in Italia ci sono le reti di raccolta parallele. Se in passato la situazione dei ctd si fosse risolta in maniera precisa, oggi questo episodio sarebbe stato meno disastroso di quello che effettivamente è stato. È chiaro – ha continuato il segretario dell'Utis – che tali possibilità di down tecnico dovrebbero essere previste in termini di salvaguardia, e i concessionari hanno anche ipotizzato di poter fare da sé in tema di raccolta di gioco, con comunicazioni successive ai Monopoli, e questa è l'occasione per rivedere i termini del sistema, ma non per farne un caso esasperante e aprire nuovi contenziosi. Dobbiamo girare in positivo questo evento perché a rimetterci in primo luogo sono stati i gestori che hanno perso in immagine e clientela. In primo luogo quindi bisognerebbe rivisitare il ruolo del provider e le sue funzioni tecniche oppure prevedere una diversa impostazione del funzionamento del totalizzatore nazionale".
E il tema della rete parallela è quello che maggiormente grava sui concessionari di gioco, tanto che Alessandro Allara, direttore della comunicazione del concessionario online Paddy Power, a GiocoNews ha dichiarato: "Se fossimo in un Paese normale, il problema forse non si sarebbe posto (in totale assenza di offerta illegale); ma in Italia il problema si è manifestato in tutta la sua pienezza. Una rete sconfinata, che offre ai propri clienti anche il gioco online su siti cosidetti .com, ha permesso agli italiani di scommettere. Diventando, di fatto, legale. Lasciando il legale nel dimenticatoio, nell'oblio eticamente congruo con l'illegalità».
Dura la reazione di Giochi e Società, l'associazione cheriunisce gran parte degli operatori del betting italiano, cheha espresso il proprio mal-contento aspettandosi chiarimenti e interventi da parte dei Monopoli di Stato: "Chiederemo un incontro con l'Agenzia sia per stigmatizzare quanto accaduto, i cui effetti negativi sono stati amplificati dallapresenza di una rete parallela, –ha dichiarato a TS MassimoPassamonti, presidente di Giochi e Società e di Confindustria Giochi, – sia per evitare situazioni simili in futuro. Occorre usare buonsenso: un tavolo di lavoro tra concessionari potrà realizzare quanto chiediamo da tempo, e cioè che in casi di black out della rete Sogei i concessionari possano comunque raccogliere il gioco e certificare la raccolta attraverso meccanismi tecnici di controllo e autocertificazione".