Decreto Dignità e Pubblicità Scommesse, dubbi e certezze: Parola all’esperto
Il 14 Luglio scorso ha preso ufficialmente esecuzione il Decreto Dignità per quel che riguarda il divieto di pubblicizzare il gioco d'azzardo. Un provvedimento che sta avendo delle conseguenze in termini di ricavi anche nel mondo del calcio. Al riguardo sono stati sollevati dei dubbi sulla sua fattiva efficacia, fatta salva la bontà dell'intento, per combattere la piaga della ludopatia e del gioco compulsivo. Per chiarirci le idee siamo tornati dall'avvocato Stefano Sbordoni, membro dell'International Masters of Gaming Law, con un'esperienza pluriennale nel settore Giochi e Scommesse sia a livello amministrativo-istituzionale che a livello societario. Ecco cosa ci ha detto.
A chi fa realmente i danni questo decreto? Il calcio italiano e gli organi di stampa perderanno circa 200 milioni all'anno
Effettivamente il decreto sembra più una medaglia sul petto di chi l'ha ideato e vagliato piuttosto che un sostanziale strumento per gli scopi i quali si dice e si proclama sia stato emanato. Il danno effettivo per gli operatori della pubblicità e anche per chi ne beneficia come squadre e organi di stampa c'è ed è rilevante. In più si crea, come al solito, una situazione di ricerca spasmodica di alternative che non fa altro che peggiorare la situazione all'origine incrementando i costi e non dando quel beneficio sperato. Sicuramente il trend europeo è quello di limitare un tipo di pubblicità invasiva ma questo si sarebbe potuto fare con una norma legislativa genericamente meno penalizzante come questa.
Tra l'altro una delle funzioni del gioco reso pubblico è quella di dare in ritorno benefici pure essendo un'attività che potrebbe, se non controllata, avere effetti di compulsività. Anche se poi abbiamo visto che i numeri devono essere letti nella loro realtà e non sono così allarmanti. In altre parole, giusto dare un limite alla pubblicità ma cum grano salis cosa che manca completamente a chi sta affrontando questo settore dal punto legislativo.
Il decreto dignità che ha il proposito di combattere la ludopatia, ma regola solo il settore dell'online, (7%) del giocato annuo secondo i dati forniti da Logico, ed è la porzione già più regolamentata grazie a Sogei. Lei crede riuscirà nel suo proposito di limitare il gioco patologico.
In realtà il decreto dignità non si riferisce solo all'online tant'è che nelle declinazioni dell'Agcom sono presenti tutte le fattispecie relative al terrestre. Sicuramente l'impatto più rilevante oggi è quello sull'online perché la pubblicità, quella che salta prima all'occhio, è quella relativa al gioco online. Quanto invece al proposito, se esiste da sempre un ente regolatore del settore che conosce i dettagli e la storia, avrebbe dovuto regolamentare anche la pubblicità. Quanto al proposito di limitare il gioco patologico, le cose vanno fatte con quel pizzico di sale in zucca che mi sembra mancare nell'approccio a questo settore da parte delle istituzioni.
È vero che alcuni bookmakers si faranno fare una multa di proposito per vedere i connotati della stessa e le infrazioni contestate?
Di questo non ne ho notizia. Certo è che la verifica della legittimità di alcune disposizioni del decreto nella sua declinazione fatta dall'Agcom potrà essere vagliata solo nel primo caso giudiziale che dovesse concretarsi ed essere iniziato da qualcuno. Che qualcuno abbia fatto questa ipotesi ci può stare, che venga fatto scientemente non lo so.
Il decreto legge dignità è incentrato sul combattere la ludopatia ed il gioco d'azzardo. Secondo lei siti informativi che trattano il betting exchange e il trading sportivo incentrato sul trading, sulle quote, sulla statistica, sullo studio e analisi delle partite in maniera maniacale rientrano in questo ambito?
Naturalmente tutte le attività derivate dal betting e dalla scommessa sul gioco, anche che non consistano nel gioco effettivo, anche se il betting exchange rientra, possono essere toccate quindi subire gli effetti del decreto dignità se indirettamente ma in maniera rilevabile fanno soliciting, ovvero call to action, sollecitazioni o inviti al gioco in maniera rilevabile. Se queste attività non sono attività di gioco vengono messe su un piano di inversione della prova, ovvero sarà colui che verifica, cioè l'autorità, a provare che le attività svolte rientrano nel soliciting.
Il decreto in questione parla di divieto di contratti di sponsorizzazione e di pubblicità. Se non c'è un contratto di pubblicità ritiene che il decreto abbia effetto? Secondo lei quindi i siti internet e i blog che parlano di betting e non hanno contratti rientrano in questa normativa?
Non basta parlare di betting per rientrare negli effetti inibitori del decreto dignità. Bisogna appunto che questo parlare sia interpretabile in maniera piuttosto chiara, non solo suppostamente, come incentivo al gioco. Questo sarà compito, su segnalazione delle autorità competenti, cioè ADM, Agcom ed eventuali forze di polizia. Non è tutto scontato e non deve essere preso come un velo nero che cade su qualsiasi attività che non abbia come scopo netto e rilevabile l'incentivo al gioco.
Betfair in una email inviata agli affiliati ritiene che i contratti di affiliazione che i bookmaker fanno con i siti internet per mettere i banner degli stessi non rientrino nel decreto. Lei cosa pensa?
Anche qui c'è molta incertezza. Al fine di creare chiarezza avevamo suggerito di impugnare le linee guida perché costretta la stessa Agcom dalla portata della norma, che non è affatto identificabile, ha emanato linee guida contraddittorie. Per alcuni questo è un bene e lo vorranno vedere alla prova dei fatti, io sono per la chiarezza e avrei preferito che la norma stessa del decreto dignità fosse interpretata da una norma di pari portata che ne delimitasse gli effetti. Cosa che credo, con questo governo, sarà difficile. Per il discorso affiliati il margine di interpretazione è molto alto.
La sanzione per chi viola il decreto parla di un 5% del valore del contratto di pubblicità o sponsorizzazione con un minimo di 50.000 euro. Un blog che mette un banner e diciamo fa pubblicità non consentita e nel corso degli ultimi anni ha ricevuto come affiliazione poche migliaia di euro può ricevere una multa di 50.000 euro? Le sanzioni non devono essere commisurate alla violazione?
Questo è un altro degli aspetti controversi della norma. Sicuramente la sanzione va graduata e questo sarà compito dell'Agcom che ha già la possibilità e le norme secondarie o regolamentari interne per poterle graduare, non nello specifico questa ma in generale le sanzioni. Su questo noi come studio ci abbiamo lavorato e fatto delle ricerche e delle determinazioni in proposito.
Come si stanno muovendo i bookmaker, le società calcistiche, le televisioni per cercare di mitigare questo decreto o dialogare con l'esecutivo? Pensa che ci possano essere dei cambiamenti a breve o in un futuro cambio di governo?
Bookmakers, società calcistiche e televisioni ognuno per se stanno cercando strade alternative per mitigare gli effetti del decreto. Credo qualcosa ci sia già per vedere se possibile comunque agire e lavorare su quanto consentito dal decreto nelle spiegazioni e declinazioni delle linee guida. Quanto ai cambiamenti, temo che durante la vita di questo governo, con questi partiti e soprattutto proporzioni, non ci sia grande speranza di cambiamenti. Un eventuale rimpasto o un eventuale cambio potrebbe lasciare spiragli anche perché oggettivamente la norma necessità di un aggiustamento e di una revisione per renderla più logica perché così è solo di propaganda.
Chi è l'organo preposto a controllare le infrazioni? Sono adeguatamente competenti e formati nel farlo?
Gli organi preposti sono l'Agcom, Agenzie Dogane e Monopoli, e Guardia di finanza ognuno per le proprie competenze. Quanto all'adeguata competenza, l'Agcom se l'è formata durante le audizioni e in questo periodo anche se forse non è ancora matura per avere pieno controllo dell'applicazione della norma e della materia. Agenzie delle Dogane sicuramente è competente e sicuramente ha le capacità, bisogna vedere quanto sia lasciata agire per le proprie competenze o piuttosto stretta alle corde da dettami governativi. La formazione delle altre istituzioni preposte è in itinere. Come sempre, per quanto riguarda le istituzioni, è necessario capire quanto influisce il messaggio e l'imposizione di linea data dal Governo attraverso i suoi organi competenti ovvero il ministro o in questo caso il viceministro anche se in questo caso non abbia competenza sul settore.