Avv. Stefano Sbordoni (segretario generale Unione Totoricevitori Italiani Sportivi): “I lavoratori del gioco svolgono un servizio di pubblica necessità”
Per l'avv. Stefano Sbordoni, segretario generale dell' U.t.i.s.,quello svolto dai lavoratori del gioco "deve essere considerato un servizio di pubblica necessità”.
L'avv. Stefano Sbordoni, segretario generale dell' U.t.i.s., in una recente intervista concessa ad Agimeg,ha evidenziato come “grazie alle donne di piazza Montecitorio, ci si è finalmente resi conto che i lavoratori del settore gioco non sono ricoperti di squame, non hanno le zanne o la coda di serpente ma sono fatti di carne ed ossa, donne e uomini con famiglie che dipendono dal loro lavoro, un lavoro onesto, cosciente e soprattutto svolto per conto dello Stato" ed ha puntualizzato che "chi ne ha strumentalizzato l’immagine per scopi tutt’altro che nobili, influenzando negativamente l’opinione pubblica, deve rendersi conto dei danni che ha creato”. L’avvocato Sbordoni, quindi, confida che "si possa dare avvio a quelle riforme che consentiranno di lavorare serenamente a chi ne ha diritto, senza dover scendere in piazza per ottenere dignità al pari di tutti gli altri lavoratori, senza discriminazioni, senza l’ansia di vedersi chiudere l’attività da un giorno all’altro, di perdere tutto". Secondo l'avvocato Sbordoni, peraltro, "per tail motivi non bastano i ristori, per i quali si è dovuto lottare per ottenerli al pari degli altri, ma serve che si sospendano quelle normative pregiudizievoli che rischiano di vanificare tutti gli sforzi dalle donne della piazza e da tutto il settore per la riapertura". L'avvocato Sbordoni, poi, ha affermato che "sin dal momento della ripertura, nel rispetto della salute di tutti e, quindi, in linea con le indicazioni che in tal senso verranno date equamente per tutti, bisognerà dare il tempo agli operatori del settore per riavviare le attività cosi da permettere a chi lavora di potersi sostentare". In ultimo, relativamente alla qualifica di “pubblico ufficiale” per gli operatori del gioco, l'avv. Sbordoni ha rilevato che "probabilmente qui c’è un equivoco, magari dovuto al non corretto utilizzo dei termini", in quanto, come U.t.i.s. sostiene da tempo, si dovrebbe piuttosto riconoscere che "quello svolto dai lavoratori del gioco è un servizio di pubblica necessità”, poichè per svolgerlo "è necessario ottenere la concessione e la susseguente autorizzazione da parte dello Stato ed iscriversi al RIES (a breve RUOG)”.