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Avv. Stefano Sbordoni: "necessario canalizzare il gioco in circuiti controllati"

Per l' Avv. Stefano Sbordoni, Segretario Generale U.T.I.S., per superare gli effetti delle chiusure dovute alla pandemia Covid19, occorre accogliere le evoluzioni del mercato dei giochi ed accompagnarle nell’alveo della legalità. 

E' trascorso un anno da quando l’Italia dei giochi ripiombava nel secondo lockdown: il 26 ottobre 2020, infatti, furono nuovamente sospese le attività di gioco, con l’eccezione dei corner con slot e scommesse, che tuttavia subirono la stessa sorte dopo pochi giorni. Il secondo lockdown fu molto più lungo e più duro rispetto al primo, che già costrinse sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò a restare chiuse per 100 giorni. In totale, quindi, tra primo e secondo lockdown, le imprese di gioco sono rimaste chiuse mediamente 330 giorni. A metà giugno 2021, il Governo ha allentato le restrizioni. Tuttavia, le attività di gioco sono state tra le ultime a riaprir, e solamente nelle regioni in zona ‘bianca’, ovvero con un numero di contagi limitato. Ciò, come è facile prevedere, ha causato non solo danni economici agli operatori del settore, ma anche, come recentemente dichiarato dal direttore di Agenzia Dogane e Monopoli dottor Marcello Minenna, "una traslazione più o meno consapevole del consumatore finale verso il gioco illegale ed è quantificabile in 20 miliardi di euro il giro d’affari del gioco illegale" con un danno per l’Erario di circa 4 miliardi di euro. L' Avv. Stefano Sbordoni, intervistato da Agimeg in quanto uno dei massimi esperti nel settore del gioco e segretario generale della Unione Totoricevitori Italiani (U.T.I.S.), ha sottolinato che "nel secondo lockdown fu colta l’occasione per colpire in maniera più forte il settore giochi, pur non giustificato da condizioni di eventuali contagio che si potevano verificare" settore che è stato "penalizzato più di altri comparti economici". Il noto legale romano ha precisato che la colpa dello spostamento di parte del gioco sui canali illegali "è solamente di chi ha colpito il settore retail”.  Secondo l'Avv. Sbordoni “Ad un anno di distanza dal secondo lockdown, oltre ad un progressivo ritorno alla normalità, si registra un’evoluzione delle condizioni di mercato" e "se si sente sempre più parlare di omnichannel vuol dire che la pandemia ha semplicemente accelerato un fenomeno già in corso". "In termini di raccolta generale", ha proseguito l'Avv. Sbordoni, "il settore sta tornando lentamente ai livelli di pre-pandemia, ma se guardiamo l’equilibrio interno del settore gran parte della raccolta arriva proprio dall’online". "In questa prospettiva", secondo il noto legale, "l’omnichannel potrebbe essere una soluzione" e "le soluzioni ci sono già, vanno colte ed indirizzate, il mercato anticipa sempre le norme". "Nel futuro", ha concluso l'Avv. Sbordoni, "sarà importante canalizzare il gioco in circuiti controllati: la canalizzazione avviene cogliendo le evoluzioni del mercato ed accompagnandole nell’alveo della legalità”.

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