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Le due reti a confronto

Sotto il profilo geografico il mercato dei giochi e delle scommesse ha dimensione nazionale, in particolare per quanto attiene all’ambito di validità territoriale dei titoli concessori, incluso il gioco a distanza. Nel 2007 i giochi pubblici hanno fatto registrare in Italia una raccolta pari a circa 42 miliardi di euro, con un incremento significativo rispetto all’anno precedente.

Con particolare riferimento alla raccolta di scommesse ippiche e sportive, nel corso del 2007 il valore complessivo è ammontato a circa 5,5 miliardi di euro. Dati più confortanti sembrerebbero essere quelli del 2008, grazie ad un consolidamento della rete Bersani. Si pensi ad esempio che le scommesse sportive a quota fissa arrivate dalla nuova rete sono state infatti pari a 1.703 milioni di euro, contro i 1.393 milioni attribuibili alla vecchia rete di vendita. La rete Bersani raccoglie di più grazie al telematico, ma per il gioco terrestre a dettare le regole del mercato sono ancora le agenzie ippiche e/o sportive assegnate a seguito della gara del 2000. Riguardo ai canali distributivi, il mercato è stato interessato da significative modifiche, per effetto delle disposizioni di cui all’articolo 38 del decreto legge n. 223/06, convertito dalla legge n. 248/06 (c. d. decreto Bersani), La nuova rete si contrappone a quella già preesistente in maniera decisa, per prodotto, per tipologia di esercizio (i corner) e per dimensione. Ma anche la “vecchia” rete delle scommesse è stata ritoccata. Allargamento parziale dell’offerta e nuova convenzione in occasione del rinnovo sessennale. Poi nulla più. E fermandosi qui purtroppo si è creata di fatto una sempre più insostenibile dicotomia: le norme ed i relativi regolamenti delle due preesistenti reti (ippica e sportiva) non tengono conto dello stravolgimento provocato sull’assetto distributivo scaturito dai bandi Bersani del 2006, che avrebbe dovuto garantire il principio della razionalizzazione della rete di raccolta dei giochi pubblici, dando vita a contenziosi sempre più frequenti, incomprensibili per i “nuovi” ma molto sentiti dai “vecchi”. Ecco che le differenze tra le due reti nel corso dei due anni si sono acuite, provocando soltanto disagi agli operatori nella gestione delle due diverse tipologie di concessioni, e rischiando di diventare dannose per il mercato, ed in special modo per i consumatori. Ciò in quanto nella confusione ben si inseriscono soggetti terzi che, approfittando di una normativa che non consente un adeguato controllo sul territorio, danno vita ad operazioni illecite mascherate da legalità formale. Le due reti hanno determinato poi una sproporzione nella distribuzione delle diverse tipologie di punti vendita, che potrebbe essere ulteriormente aggravata dalla nuova gara attesa per il prossimo marzo. Difatti prima la legge sui giochi votata a novembre ha approvato l’emanazione di un bando per 3000 nuove concessioni per scommesse sia ippiche che sportive, poi la legge Finanziaria per il 2009 ha stabilito che il bando assegnerà licenze per sole agenzie ippiche, anche in vista del mancato rinnovo delle licenze “storiche”, che pure hanno vissuto l’anno passato nel settore disastrato dell’ippica da regine indiscusse della raccolta. Riassumendo, ad oggi sono tre i tipi di punti di vendita di gioco pubblico: le agenzie ippiche e/o sportive del 2000; i negozi ippici e/o sportivi bersani; i corner ippici e/o sportivi. Ai quali si aggiungono il telematico da estensione temporanea della concessione 2000, ed il tematico Bersani, con tutte le amenità del caso. La necessità di omogeneizzazione, o se si preferisce di reductio ad unitatem della rete di raccolta di scommesse è – a nostro avviso (lo avevamo già proposto ndr) – oramai indispensabile. Checcè ne dica chi paventa possibili ostacoli da Bruxelles, sarebbe questa la prima cosa da fare approfittando di quei momenti normativi in cui il legislatore generosamente accoglie le modifiche sui giochi in provvedimenti generali di varia natura. E chi non sarebbe contento poi? Grandi e piccoli concessionari per una volta farebbero un unico coro: i primi perché hanno comprato e comprano, i secondi per continuare a campare. Si potrebbe i conseguenza completare con meno criticità quel processo di razionalizzazione del mercato, dando anche l’esatta dimensione della capacità produttiva e remunerativa dei singoli punti. Oltre a permettere senz’altro un controllo chiaro agli organi competenti sul territorio, cosa non da poco.

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