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In tempo di crisi converrebbe essere un hacker!

Il titolo è esemplificativo: se c’è un settore che in questo periodo non sta subendo la crisi, questo è quello dell’hacking!

Già perché essere un hacker (o cracker per essere più precisi), ha i suoi vantaggi: non soltanto perché si possiedono capacità tali da riuscire a dominare a distanza dispositivi fissi e mobili altrui (computer, tablet, smartphone), ma anche e soprattutto perché questo tipo di attività, nata e usata per scopi illegali, si sta diffondendo a macchia d’olio, attirando l’attenzione di governi e aziende, pronte a sborsare parecchi soldi per acquistare software in grado di rubare, intercettare e spiare e, nonostante si potrebbe pensare che sia qualcosa di vietato, questo è un mercato perfettamente legale!
Non deve sorprendere il dato che tra Italia e Europa il fatturato  del 2011 è stato di 11 milioni di euro! Questo è quanto afferma Eric Rabe, (intervistato da Wired) portavoce di Hacking Team, il quale pubblicizza normalmente i suoi prodotti, come fossero generi alimentari di prima necessità. La domanda inoltre è in forte aumento.
I governi e le aziende acquistano questi software spia il più delle volte per fini di sicurezza dei propri sistemi, diciamo una “prova anti incendio” virtuale, per verificare che tutto, in caso di attacco informatico, funzioni alla perfezione.
Ma cosa succederebbe se questi virus informatici venissero utilizzati per fini diversi da quelli che hanno giustificato il loro acquisto? Esiste un qualche genere di norma che contempli questo tipo di condotte?
Per ora soltanto la Cassazione si è pronunciata su questi “captatori informatici” (così vengono definiti dai nostri tribunali), disponendo che sono legittimi solo se consentono di prelevare a distanza file come in una perquisizione, ma se si intercetta anche la corrispondenza e la voce è sorveglianza personale
Chi volesse quindi avvalersi in sede di giudizio di prove raccolte in violazione di tale disposto, avrebbe carenze dal punto di vista probatorio. Chi utilizza quindi questi software spia per fini di cyber controllo, rischia di agire in violazione della legge. Inoltre è necessario precisare che molti di questi software vengono acquistati con il denaro dei contribuenti.
E’ tempo quindi che il legislatore si accorga che questo tipo di condotte sono all’ordine del giorno; se un tempo erano frequenti furti e rapine, oggi l’evoluzione è quella delle frodi e dei furti online, mediante tecniche di social engineering; che rendono vulnerabili non solo i computer ma anche i dispositivi mobili, siano essi apple, windows o android, nessuno è più al sicuro. E ciò che sorprende è che sono ancora in troppi a sottovalutare questo fenomeno, che si aggira silenzioso nei “sotterranei” della rete.

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