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Match Fixing: 15 Stati firmano convezione del Consiglio d’Europa

La stesura della  Convenzione sul “Match Fixing” è iniziata ad ottobre 2012 grazie al  contributo di 51 delegazioni (compresi esperti nazionali in ambito sportivo e di regolamentazione delle scommesse e forze dell’ordine) e la collaborazione di rappresentanti del movimento sportivo, degli operatori del gioco pubblico legalizzato nei vari stati Membri e non solo; la Convenzione, in esame – da qui la novità-  viene aperta anche a tutti gli altri Stati.

Lo scopo prefissato  dalla Convenzione è prevenire, individuare, sanzionare e disciplinare la manipolazione delle competizioni sportive, attraverso  lo scambio di informazioni e la cooperazione nazionale e internazionale tra le Autorità Pubbliche interessate, le organizzazioni sportive ed i soggetti coinvolti nelle scommesse sportive.

La Convenzione esorta i governi  dei relativi Stati membri ad adottare misure, anche legislative, volte in particolar modo a:
1) prevenire conflitti di interesse tra gli operatori delle scommesse sportive e gli organizzatori degli eventi;
2) incoraggiare le autorità di controllo delle scommesse sportive a lottare contro la frode, limitando o sospendendo se necessario, la possibilità di effettuare scommesse sportive;
3) lottare contro le scommesse sportive illecite, consentendo la chiusura o la limitazione dell’accesso agli operatori coinvolti e il blocco dei flussi finanziari tra questi ultimi e i consumatori.

Alle organizzazioni sportive e agli organizzatori delle competizioni viene inoltre chiesto di adottare e implementare regole più rigide per combattere la corruzione, sanzioni e misure disciplinari dissuasive appropriate in caso di violazioni, nonché principi di buona governance.  La Convenzione fornisce inoltre tutele per informatori e testimoni, una sorta di programma dei pentiti.  Lo scorso 18 settembre, pochi giorni or sono, la Convenzione contro il match fixing  veniva presentata nel corso di una conferenza organizzata a Macolin.

Il trattato dovrebbe entrare  in vigore già dopo la ratifica da parte di cinque stati firmatari. Sono stati 15 i paesi firmatari: Armenia, Azerbaigian, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Georgia, Germania, Grecia, Lituania, Montenegro, Paesi Bassi, Norvegia, Federazione Russa, Serbia e Svizzera. Il trattato dunque entrerà in vigore .  Alcune importanti Associazioni di settore connesse anche al gioco pubblico  hanno accolto  con favore la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la manipolazione delle competizioni sportive, rilevando tra le altre cose che
lo  sport che offre intrattenimento e trasmette valori significativi non può essere oggetto di qualsiasivoglia sospetto di frode. La lotta alle partite truccate ed alle  altre minacce allo sport richiede  cooperazione al di là delle frontiere nazionali. Degno di nota è il fatto che un solo Stato membro dell’UE – Malta – contesta la validità della convenzione ai sensi del diritto comunitario.

Malta ha impugnato la decisione del Consiglio d’Europa. Il governo maltese  sembrerebbe ritenere che le restrizioni più severe nei confronti dei siti illegali potrebbero criminalizzare i bookmaker autorizzati in un modo che non ha nulla a che fare con il contrasto della manipolazione delle gare e della frode nello sport.  A tal proposito
Malta ha chiesto uno specifico  parere alla Corte di giustizia europea in merito alla compatibilità della convenzione e sulla definizione di “scommesse sportive illegali”, laddove vengono definite come tali “qualsiasi attività di scommesse sportive la cui tipologia o operatore non sia consentito in base alla legge vigente nel paese in cui si trova il consumatore”.  A causa di ciò, evidenzia lo Stato maltese, gli operatori che sono autorizzati in un paese e che seguono le regole in materia di monitoraggio per controllare le partite truccate potrebbero essere considerati illegali in un altro paese. Per Malta queste disposizioni potrebbero avere l’effetto inutile e dannoso di reprimere gli operatori regolati.
Un’intrusione nel regolamento delle scommesse secondo Malta avrebbe conseguenze negative per gli operatori regolamentati e le legittime industrie di scommesse regolamentate.

Le osservazioni del governo Maltese, sebbene possano avere una propria logica – condivisibile o meno – sotto alcuni profili, sembrano ricalcare le note difese che leggiamo oramai da decenni nelle centinaia di pagine deu casi discussi dalla Corte di Giustizia ( Zenatti, Gambelli, Placanica e Cifone). E’ verosimile che il governo maltese confidi che la Corte di Giustizia si riferisca ai propri precedenti, sebbene nel caso di specie si stiano affrontando temi che sicuramente hanno un interesse più alto,  per il fatto che gli attori coinvolti sono di più ed anche perché lo sport (il calcio in particolare) anche a livello internazionale ha sempre attirato le scommesse, che laddove  non legalizzate, hanno irrimediabilmente incrementato gli introiti della malavita, canalizzando i proventi in circuiti illeciti.  La conferenza dello scorso 18 settembre deve essere un primo passaggio per l’armonizzazione alla lotta contro il match fixing in un contesto non solo europeo; perché dove ci sono regole comuni e massima cooperazione tra tutti gli attori della filiera  si ottengono i massimi risultati a beneficio  dell’intera comunità e non solo dei soggetti interessati.

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