L'esempio inglese: la self exclusion nel gioco terrestre
La versione 3.5 del Licence conditions and codes of practice (LLCP) della Gambling Commission – aggiornato all’aprile del 2015 – con 8 punti individua quelli che sono i MUST che gli operatori del gioco terrestre inglese devono rispettare per applicare una politica di gioco responsabile, tra cui l’autoesclusione per i clienti che potrebbero avere problemi di dipendenza dal gioco.
L’autoesclusione, si legge sul sito della Gambling Commission, è – sia per il gioco terrestre che per il gioco on line – uno strumento di riduzione al minimo danno, ed anche di prevenzione – si aggiunge – per i clienti che hanno riconosciuto di aver problema con il gioco e desiderano essere supportati nella loro decisione di smettere. In primo luogo il giocatore deve siglare un accordo d’autoesclusione con l’operatore. A tal proposito nel sito della Gambling Commission si legge che una delle criticità rilevate nell’ambito dell’autoesclusione si può rinvenire nel fatto che il giocatore – che potrebbe avere problemi di dipendenza dal gioco – possa siglare un accordo con un operatore per poi però iniziare e/o continuare a giocatore con altri operatori. Con il sistema del multi-operator si permette ad un individuo di effettuare una singola richiesta che avrà efficacia con tutti i concessionari inglesi, una sorta di accordo quadro quindi. Questo presuppone che ci sia un accordo tra tutti gli operatori, che preso atto del problema, dovrebbero garantire una condivisione della banca data di tutti i giocatori che hanno sottoscritto l’accordo di autoesclusione. Le misure richiamate sono entrate in vigore lo scorso 6 aprile.
Nasce quindi una rete che unisce sale scommesse, bingo e casinò per proteggere i soggetti più deboli. Secondo l’ABB (l’Associazione dei bookmaker britannici) il nuovo regime è “un significativo passo avanti rispetto alla precedente regolamentazione in base alla quale un cliente doveva stipulare un accordo individuale con ogni negozio di scommesse“. Se si tiene conto che, secondo le stime della ABB, ci sono circa 8.000 negozi di scommesse e sale bingo su tutto il territorio inglese non si può non accogliere con favore e rispetto il modello britannico.
Uno dei punti di forza di questo progetto è sicuramente quello di aver individuato una criticità dell’attività di gioco: bisogna condurre una politica sociale individuando i consumatori che potrebbero essere a rischio. Per fare ciò l’Autorithy del Regno Unito non solo ha creato una rete degli operatori, mettendo a disposizione diversi strumenti (l’accordo di autoesclusione, il numero verde ecc.), ma ha anche messo in atto le misure che fanno in modo che l’autoesclusione sia effettiva. Il giocatore che si è autoescluso, infatti, non riceverà più il materiale pubblicitario nè le varie campagne promozionali proposte dai bookmakers inglesi.
Sarebbe necessario che gli addetti ai lavori del nostro Paese piuttosto che continuare ad emettere regolamenti ed ordinanze prive di senso, che non hanno alcuna logica di mercato né tantomeno giuridica, prendessero spunto dal modello inglese. Va da sé che saranno necessari alcuni passaggi. Mentre nel gioco on line l’autoesclusione del giocatore è di pronta soluzione, nel gioco terrestre richiederebbe di affrontare difficili passaggi: sicuramente il ruolo dell’esercente e una riflessione sul nominativo, almeno in qualche circostanza. Sarebbe preferibile quindi piuttosto che assistere a questo scempio di regolamenti ed ordinanze, che stanno mettendo a rischio l’intero settore del gioco pubblico e tutto l’indotto della forza lavoro (che nessuno dei governatori degli enti territoriali, tiene infatti in considerazione), proporre soluzioni (non conferenze di servizi..) che si ispirino al modello inglese che parte dall’esperienza reale.
Purtroppo oggi il bilancio di questa campagna denigratoria è negativo per tutti, e continua a creare solo pericolosi paradossi: il Comune di Napoli con un’ordinanza dello scorso 4 aprile sembrerebbe voler continuare a perseguire questa inutile campagna contro i circuiti dove si canalizza il gioco lecito, ribadendo l’insensato principio delle fasce orarie: dalle ore 9,00 alla ore 12,00 e dalle ore 18,00 alla ore 23,00 di tutti i giorni, festivi compresi! Che cosa succederà ad esempio nelle giornate di campionato? La risposta è semplice: tutti i giocatori abituati ad effettuare le scommesse live si recheranno nei punti dove si effettuano le giocate illecite, i cui gestori potranno dire BEN TORNATO TOTO NERO!