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Il bando

Da tempo oramai quando si apre il quotidiano la sensazione di caos e di incertezza è immediata, su tutto o quasi il panorama mondiale. E forse per molti il mondo dei giochi con tutte le sue contraddizioni, gli aspetti socialmente sensibili, i rischi, rappresenta un oasi. Ecco dunque perchè qui una regolamentazione chiara, trasparente ed evoluta ma di ampio respiro non può che fare bene a tutti.

Del bando abbiamo più volte detto e ne apprezziamo gli scopi, tenuto in conto che al meglio non c’è mai fine: lo svolgimento della gara in sè, così come la costruzione del testo normativo, possono essere commentati. Soprattutto per trarne una lezione fondamentale ai fini di quel processo di normalizzazione (più che di liberalizzazione) che il paese deve portare avanti prima possibile.
Un operatore estero raccontava come nel suo paese sia proprio l’autorità che indice la gara ad aiutare i concorrenti nella predisposizione della documentazione amministrativa. Logico ed inoppugnabile. Nel nostro caso vige ancora la logica perversa della trappola, del sotterfugio, della complicanza burocratica insormontabile e/o di difficile ed incerta interpretazione. Non crediamo che sia cattiva fede, piuttosto un retaggio di sfiducia reciproca tra stato e cittadino, una gara a chi é più furbo.

Non c’è gara pubblica che non finisca al TAR, e questo non è certo un indice di progresso. Torniamo all’oasi. Perchè dunque non prendere proprio il nostro settore come apri pista di una normativa e di una gestione pubblica moderna, avanzata? I presuposti ci sono – professionalità, competenza, disponibilità, interesse pubblico e privato – e ne beneficierebbero tutti, stato, cittadini, e imprese. Imprese sì, infatti i volumi sviluppati dal settore in Italia sono tali da necessitare vere imprese (intese soprattutto come manifestazioni di cultura imprenditoriale) come operatori, che garantiscano solidità e creino lavoro e indotto. E senza cadere nella banalità dei proclami finto moralistici sul gioco e sul paese-bisca da parte di coloro che poi si affanano a richiedere i dati della raccolta globale tremando per la paura di una riduzione di gettito erariale. Est modus in rebus. Si affronterà un nuovo anno all’insegna del riassetto di mercato, valutando l’impatto dei nuovi operatori, stranieri e non, che hanno messo tanto sul piatto ma che dovranno fare i conti con la realtà di un territorio difficile. E speriamo – per il bene di tutti – di poter educare entrambi.

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