Il rapporto europeo sull’integrità del gioco d’azzardo on line
La scorsa settimana la Commissione per il Mercato Interno e la Protezione del Consumatore del Parlamento europeo ( c. d. I. M.C. O.) ha approvato il rapporto relativo alla “Integrità del gioco d’azzardo on line” con 32 voti favorevoli contro 10 contrari (senza astenuti), con l’accoglimento di 42 emendamenti sul totale di ben 149 proposte di modifica presentate al testo originario.
Nell’introduzione del rapporto viene rilevato che il gioco d’azzardo on line (che noi preferiremmo definire gioc con vincita in denaro. ndr) esiste dal 1996, anno della sua prima creazione, in Finlandia.
Da allora, il mercato del gioco on line ha conosciuto una forte crescita. Secondo le stime disponibili, nel 2003 nella UE-25 ha prodotto redditi lordi (differenza tra le vincite degli operatori e il pagamento dei premi) pari a 51,5 miliardi di euro. Attualmente, il gioco on line via Internet, telefoni cellulari o televisione interattiva rappresenta circa il 5% del mercato globale del gioco d’azzardo nella UE, con redditi lordi pari a 2-3 miliardi di euro nel 2004. Si stima inoltre che il mercato europeo del gioco on line avrà un crescita pari a un minimo annuo dell’8,4% (in Austria e in Ungheria) fino a un massimo del 17,6% (in Italia). Gli Stati membri – esorta la Commissione – hanno pertanto l’obbligo di sviluppare una normativa interna che consenta loro di adeguarsi alle preferenze dei consumatori ed all’offerta di servizi.
E’ pur vero che la natura specifica del gioco on line mette in difficoltà i responsabili politici degli Stati membri. Queste le principali fonti di rischio secondo il citato rapporto. Innanzitutto, la caratteristica transfrontaliera, dell’attività, che consente con estrema facilità agli operatori del settore di fornire i propri servizi ai consumatori di altri Stati membri. È quindi possibile che i consumatori non sappiano in quale paese si trova il fornitore di servizi. In secondo luogo, il gioco on line aumenta il rischio che i fornitori non siano in grado di verificare l’identità del consumatore, in quanto non è sempre detto che la persona che utilizza la carta di credito ne sia il legittimo titolare. In terzo luogo, i siti per il gioco on line possono essere creati rapidamente, ed altrettanto rapidamente sparire, per cui possono avere vita facile anche operatori disonesti.
A differenza inoltre del gioco tradizionale (c. d. a terra), che consente agli operatori di verificare se il cliente è minorenne, ubriaco, alterato o se presenta un comportamento sospetto, per gli operatori del gioco online è difficile controllare i clienti. Peraltro, dato che l’accesso ai servizi di gioco d’azzardo on line è facile e può avvenire in isolamento, vengono meno i controlli e le costrizioni sociali che possono essere esercitati attraverso la presenza altrui. Il prossimo step per il rapporto sul gioco, redatto dalla parlamentare europea danese Christel Schaldemose, vedrà il documento sottoposto all’esame del Parlamento europeo nella seduta plenaria prevista per il marzo 2009. Il rapporto non avrà valore vincolante, anche se, una volta approvato, manifesterà l’opinione del Parlamento sul problema. Sono molte la valutazioni che la Schaldemose ha riportato nel testo, oltre all’esigenza di proteggere i consumatori e di assicurare standard comuni per tutelare minori e giocatori compulsivi, c’è un dato che manifesta tutta l’urgenza della questione: “quasi il 50% delle cause pendenti di fronte alla Corte di Giustizia sono legate al gioco”, si legge nella relazione che accompagna il testo. In aggiunta, non si manca di evidenziare che la Corte si è pronunciata già in nove occasioni su controversie connesse al gioco (nelle premesse del rapporto si “esorta la Commissione a specificare le competenze degli Stati membri e dell’UE nel settore del gioco d’azzardo on line; è del parere che la Corte di giustizia non dovrebbe definire il mercato europeo del gioco d’azzardo”).
“Questa situazione” conclude la Schaldemose, “è inaccettabile non solo per la Corte, ma anche per gli Stati Membri, i consumatori e le compagnie che esercitano nel settore”. Conclusione condivisibile, visto e considerato che anche in Italia sono i giudici, alla stregua dei colleghi europei, a dettare le regole del mercato, dando parvenza di legalità ad un’attività non certo lecita.